Riflessione sulla libertà con il personale di Casa Sacra Famiglia
[CzzC: appunti per la meditazione 04/03/2015 in con i dipendenti di una APSP; pubblicherò un estratto sul notiziario Comunità in cammino 2015.03]
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 25/02/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: catechesi operativa
Buon giorno a tutti
Se già non abbiamo iniziato con una preghiera, facciamolo.
Solitamente ci si presenta.
Mi chiamo CzzC, sono pensionato, mi occupo di volontariato in carità materiale, intellettuale e spirituale (tre parole che prendo da Antonio Rosmini). Lavorai per 5 anni da insegnante, poi venni assunto all’organizzazione di una grande azienda. Sono sposato con L., siamo genitori di 3 figli di cui il primo sposato in IT, il secondo in ... , mentre la figlia sta finendo l’Università a Stoccolma.
Io non conosco voi, salvo chi abbia incontrato per assistenza a ..., ma presumo che abbiate aderito a questo incontro anche sapendo che si sarebbe svolto a partire da una visione di fede cattolica; mi son chiesto, “e a chi di voi avesse scelto di partecipare solo per un intento civile, anche a prescindere da uno sguardo di fede, cosa direbbe Gesù?” Penso che gli/le direbbe “sono venuto per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, grazie di essere venuta, desidero che questa ora risponda a ciò che ti sta a cuore nella vita e comunque alla fine ti risulti non più pesante di un’ora di lavoro ai piani”. Qual è il problema per me? Che Gesù sicuramente riuscirebbe nell’intento di interessarvi, mentre io debbo chiedervi pazienza fin d’ora ora se non dovessi riuscire nell’intento.
Perché il tema dignità e libertà? Per attinenza con la contemporaneità di un’umanità offesa nella sua dignità,
- dalla fame al massacro di inermi per odio,
- dalle disuguaglianze sociali per cui mezza ricchezza mondiale è nelle mani di solo l’1%% di nababbi,
- dalla carenza di libertà, non solo di azione, ma perfino di espressione, perché quell’1% possiede i mezzi per imporre (anche attraverso il possesso degli armamenti, e il condizionamento sui mass media e sulla magistratura) la conservazione dei suoi privilegi contrastando gli oppositori, e ciò avviene, seppure con diversa gravità, sia nelle democrazie occidentali ex cristiane, sia nei regimi leninisti (vedi capicomunismo della immensa Cina) sia nell’altrettanto immensa India, sia negli stati islamici come Arabia Saudita e regimi affini del Golfo, dove quell’1% è particolarmente rappresentato da emiri grondanti petroldollari che sfruttano lavoratori stranieri e donne quasi come schiavi.
Qualcuno di voi già potrebbe obiettare: «Cos’è questa? E’ una lezione di socio-politica anziché una meditazione cristiana?». Il cristianesimo non può essere disgiunto dal sociale, ha a che fare con l’uomo concreto in ogni ambito della sua esistenza e il motto liberté, egalité, fraternité fu cristiano 2000 anni prima che divenisse triade della rivoluzione francese. Perché non funziona?
Anticipo la risposta, così da rispondere anche al precedente interrogativo: subiamo ancora tante offese alla dignità della persona umana nonostante i tanti proclami sulla liberté e sulla egalité, perché è stata dimenticata la più cristiana delle 3 virtù, la fraternité.
Potremmo portare tanti esempi, ma per stare nella contemporaneità potremmo meditare sul caso del Charlie Hebdo, uno dei simboli della libertà, quella di espressione: potremmo avere qui qualcuno che dice «je suis Charlie» qualcun altro all’opposto «je ne suis pas Charlie» (io mi identifico con i vignettisti di Charlie Hebdo, oppure io non mi identifico con chi offende ciò che sia intimamente caro al prossimo, come gli affetti familiari o la religione). Sicuramente tutti concordiamo sulla solidarietà con i familiari delle vittime (del giornale satirico e del mercato ebraico) e nel condannare il male fisico inferto per qualunque ragione che non sia la legittima immediata difesa di chi ti è affidato in tutela, quindi condanniamo quel male anche se tentasse di giustificarsi come vendetta di una grave offesa.
Ma, rimarcato il limite della violenza, non possiamo tacitare l’esigenza di significato, di bene e di giusto che prorompe accorata dalle nostre labbra e da quelle dei nostri figli, ad esempio con queste domande:
- la libertà di espressione è assoluta?
- ha ragione la ministra francese Christiane Taubira, osannata dai lumi d’oltralpe per il suo perentorio «siamo il Paese di Voltaire e dell'irriverenza, abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni»?
- se escludeva la violenza, cosa intendeva dire il Papa con «E’ vero che non si può reagire violentemente, ma se il dott Gasbarri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, ma gli aspetta un pugno, è normale»?
- occorre evitare la censura perché la libertà di espressione è assoluta? (Art.19 della dichiarazione universale dei diritti umani)?
Proviamo a rispondere
1) La libertà di espressione è assoluta?
Mentre condividiamo l’intento del massone Voltaire che scrive «Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere», notiamo che nemmeno la Taubira avrebbe convenuto con Voltaire quando sosteneva l'inferiorità della razza "negra" (che avrebbe avuto origine da amplessi tra uomini e scimmie a suo dire), ed, infatti, se i vignettisti di Charlie Hebdo ironizzassero contro i negri, la Taubira censurerebbe il giornale e denuncerebbe la redazione per razzismo.
Dunque c’è la censura? Sì, la liberté di espressione non è assoluta, la legge francese (e non solo francese) la limita col valore dell’egalitè, che non può essere violato con espressioni razziste.
2) Però si possono ironizzare le religioni?
Sì, secondo la ministra francese, no secondo miliardi di altre persone. Ad esempio negli Stati Uniti le vignette blasfeme non sono state pubblicate, perché colà si deve evitare di offendere la razza, ma anche la religione (Dio è citato nella costituzione derivata dalla rivoluzione americana, che precedette quella francese). Nel primo caso si brandiscono i diritti dell’individualismo libertario (splendida al riguardo la conferenza di Zamagni alla Filarmonica 29/01), nel secondo caso si considera la persona oltre all’individuo, e persona vuol dire relazioni, quindi ciò che abbiamo di più caro, che può essere la mamma, ma anche la fede.
Stiamo facendo discernimenti troppo sottili? Lasciamoci aiutare dal Papa con la sua solita semplicità disarmante fino ad apparire contraddittoria: egli esclude la violenza, ma ricorda a chi offende sua madre che potrebbe aspettarsi un pugno; non sarebbe una contraddizione? Solo in apparenza, perché non dice che è lui, figlio, a sferrare il pugno, mentre ricorda l’ovvietà che negli intendimenti normali del mondo “chi la fa, l’aspetti”; chi fa che cosa? Una violazione di quella fraternità che 2000 anni fa ci fu rivelata come dignità di figli di Dio, Padre amoroso, e che la rivoluzione francese ha recuperato nella famosa triade liberté, egalité, fraternité, ma che è troppo spesso dimenticata.
3) Dov’è finita la fraternité?
Non vediamo traccia di fraternità nell’arroganza con cui si rivendica il diritto di ironizzare tutte le religioni: forse a noi cristiani importa poco (paghiamo sceneggiate con regista che esplicita intento di infangare il volto di Cristo), ma agli islamici, offendere i simboli della loro religione, fa più male che offendere la loro madre.
Se guardassimo la realtà con lo sguardo che ci ha indicato Gesù (caritas in veritate) ci accorgeremmo anche di peggio: oltre alla fraternité sta per essere dimenticata l’egalité, con i potenti che brandiscono la liberté dell’individuo pure in onta agli altri due valori verso il prossimo: così abbiamo metà della ricchezza mondiale concentrata nelle mani di solo l’1% degli umani e in Italia oltre il 40% di giovani sono senza lavoro, vittime del più grande latrocinio generazionale della nostra storia.
Sempre usando lo sguardo illuminato dal rapporto fede-ragione potremmo avvederci anche di un’ulteriore minaccia alla dignità umana, alla nostra libertà di espressione e di educazione, a causa della censura azionata proprio dai paladini di quell’individualismo libertario che irride ciò che miliardi di persone hanno di più caro: ad esempio?
Si chiama Taubira la legge francese che ....
Si chiama Scalfarotto il disegni di legge che ...
Altre possibili DOMANDE:
Come sostenere il valore della libertà?
Non si afferma sa solo, è da sostenere con da sostenere con amore e verità, da proteggere contro le insidie dell’odio e dalla menzogna; conveniamo sull’importanza delle regole e dei criteri di valore da acquisire attraverso un processo educativo che ci coinvolge sia come allenatori (in particolare come genitori o maestri) sia come allenati (abbiamo sempre da imparare e ciascuno di noi questa sera è qui anche per questo).
Le regole sono necessarie e sufficienti?
Sono necessarie,
perché sappiamo che quand’anche lo spirito fosse pronto, la carne sarebbe sempre debole e in queste condizioni sarebbe proprio la fedeltà ad una regola (un metodo, un criterio acquisito con la ragionevolezza persuasiva ma anche dissuasiva) a permetterci di ridurre la probabilità degli errori (offese alla libertà altrui) che ci farebbe commettere la nostra istintività. Ci ricordiamo di Kant? “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.
Il cielo stellato (il mondo fisico) non distingue tra me e gli altri animali e ci condiziona uniformemente a loro (darwinismo); la legge morale invece ci differenzia, sia in termini di autocoscienza superiore, sia in termini di necessità universale, perché, altrimenti, l’uomo sarebbe capace anche di distruggerlo questo nostro piccolo pianeta chiamato Terra.
Non sono sufficienti.
Se è vero che al fondo del cuore di ogni uomo c’è un anelito di infinito, di felicità, una tensione a capire il significato del nostro vivere (quello che potremmo chiamare il senso religioso), è altrettanto vero che l’uomo adulto non è solo frutto del suo DNA, ma di un allevamento educativo, la cui carenza può lasciarlo bestia nonostante le regole del branco (vedi uomo allevato dai lupi) o le cui aberrazioni possono renderlo peggiore delle bestie (vedi Isis). E’ solo la condivisione di valori fondanti il bene comune con gusto per la nostra esistenza, cioè una buona educazione, che assieme alle regole può aumentare la qualità della nostra convivenza e concretizzare la nostra aspirazione alla felicità. La fede amica della ragione ha lastricato il cammino dell’umanità di storie di benefattori dell’umanità: le fede nemica della ragione o la razionalità anche legalista perseguitante la fede hanno lastricato di vittime innocenti il cammino dell’umanità.
Ma non esiste la libertà di sbagliare?
Certo, vedi parabola del Figliol prodigo. Ma non quella di tipo relativistico che sublima il diritto di sbagliare.
Misericordia e perdono piuttosto che occhio per occhio?
Ricorda il caso della tavola rotonda con un’ebrea, una palestinese e un cristiano.
- Cosa diceva già nel 1978 Solženicyn sulla libertà in Occidente: guardarsi bene dall’oltrepassare i limiti giuridici, ma senza alcuna vera responsabilità morale se si snaturano i fatti e si alterano le priorità: siamo alla libertà dell’ irresponsabilità: quanti giudizi presuntuosi ed erronei confondono ogni giorno il cervello di lettori e ascoltatori e vi si fissano! I piloti dei mass media hanno il potere di contraffare l’opinione pubblica e anche quello di pervertirla.
- Come Sandro Pertini coniugava libertà e giustizia: “Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà ... Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”
- Giustizia solo sociale? Qual è il fondamento della giustizia con cui misurare la nostra libertà? E’ ciò che stabilisca la maggioranza democratica oppure è qualcosa di superiore, come la dignità della persona, da fondare al riparo perfino del criterio di maggioranza democratica come disse Benedetto XVI a Berlino/2011? E come definiamo la dignità della persona? A immagine e somiglianza di Dio oppure in base alla sua funzionalità sociale (darwinismo sociale) con la teoria dello scarto e lo stato essenza dell’eticità? Liberté ed egalité o anche la fraternité così tanto scordata sia dai terroristi sia da certi vignettisti?
Riferimenti al Vangelo
MC 7,14-15, 21-23: Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo»”. (7,14-15.21-23).
E’ qui che si scopre la schiavitù dell’uomo: nel suo cuore. Quando i suoi desideri e i suoi interessi lo tiranneggia è nel suo cuore che si crea la schiavitù e lo rende schiavo. La legge umana non riesce a liberare l’uomo dalle forze che lo ripiegano su se stesso. Questo è ciò che fa la legge di Dio quando invita l’uomo a rispettare l’altro uomo nella sua vita, nel suo nome, nella sua provenienza, nella sua cultura, nelle sue cose. Esodo 20,1-17:
Quando vediamo il male nel mondo. d’istinto vorremmo batterci per cambiare il male fatto dagli altri, il che s’ha da fare, ma sovente con esiti disastrosi; Gesù ci in segna a cominciare da noi qui ed ora, dalle nostre relazioni con il prossimo, con chi ci sta più vicino. Non dimentichiamo la fraternité, soprattutto verso i più deboli ci suggerisce Gesù: è il modo migliore per salvare la liberté e l’egalité per il bene dell’umanità.
La Quaresima è un periodo propizio per questo allenamento.