modificato 2015-01-30

Il potere dominante stacca la ragione dalla realtà,
altera il significato delle parole

 

Correlati: ragione; verità; giustizia; significato delle parole

 

 

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<tempi>: la ragione si sta staccando dalla verità delle cose, collegandosi a mere predilezioni soggettive e ad una legge da osservare come “mera” tecnica del vivere; al potere dominante fa comodo sostenere l’animalismo per egemonia sulla persona, alterare il significato delle parole, affermare una tecno-economia che giuridifica il corpo come prodotto proliferando nuove pretese giuridiche soggettive.

 

 

22/01
2015

Cos’è la conoscenza della verità? Adaequatio rei et intellectus diceva Isaac Israeli ben Solomon già nel secolo IX, ma la cultura dominante oggi ha cominciato a negare la possibilità di percepire l’oggettività e a sostenere che si tratta di un’illusione <tempi>: la ragione si sta staccando dalla verità delle cose, collegandosi a mere predilezioni soggettive e ad una legge da osservare come “mera” tecnica del vivere: vedi Hannah Arendt 1961 “la banalità del male” (delitti mostruosi possono essere compiuti attraverso la cooperazione di gente del tutto normale, tramite la semplice, indifferente, obbedienza “burocratica”, non pensante, alla lettera di una legge non più fondata su evidenze dimostrate dal reale e ormai solo sottomessa alla cogenza della volontà dello Stato, al potere dominante) ...

Animalismo per egemonia sulla persona: l’uomo non si distinguerebbe più dalle altre forme della natura per il possesso di una coscienza, poiché questa sarebbe ingannevole, non porterebbe più alla verità di sé, essendo essa stessa l’esito, il prodotto, di altre potenze non dominabili dal singolo. Dal soggetto di diritto, stiamo assistendo alla comparsa di diritti senza soggetto. Una volontà di potenza si sta realizzando andando oltre e contro l’umano ... Il diritto sta diventando sempre più strumento tecnico per l’esercizio di un potere sulla persona e non per la persona. Mi pare che l’attribuzione “dall’alto” di diritti a soggetti individuali o a categorie sociali non operi più sulla base di un riconoscimento del valore della persona e della sua dignità nel creato, ma piuttosto perché alle esigenze di una tecno-economia dominante serve, in un certo momento storico e per la realizzazione di obiettivi egemonici o di mercato, conferire tali diritti ... Saremmo al superamento dell’io biologico e dell’avvento di quella che il noto informatico Raymond Kurzweil ha definito l’“epoca della singolarità”, un’epoca trans-umanista, postnaturale, che vede nell’uomo, nella persona umana, qualcosa che deve essere ormai superato ...

Alterazione del significato delle parole e destituzione del visibile: anche il linguaggio giuridico e il linguaggio comune (significato delle parole) starebbe subendo un’offensiva destrutturante: su Ragionpolitica il giornalista Francesco Natale analizza il rapporto tra linguaggio e potere. «Chi si impadronisce del significato delle parole», osserva richiamandosi esplicitamente al pensiero gramsciano, «detiene il vero potere… La destrutturazione linguistica si attua in due modi, nella scissione tra cosa e significato (tra res e logos) e, secondariamente, come conseguenza, nella degenerazione e distorsione dell’apparato concettuale e critico, sino ad arrivare alla destrutturazione culturale dell’individuo e della società stessa, determinando quella che Leon Festinger definiva la “dissonanza cognitiva”, in conseguenza della quale il soggetto finisce per adeguare il proprio comportamento all’avvenuto mutamento linguistico, onde evitare, appunto, di permanere in uno stato di “dissonanza”». ... Tale destrutturazione in atto è voluta, perseguita scientemente dal potere dominante, non è un «a-venire del diverso metafisico», come sosterrebbe J. Derrida, ma è orientata alla distruzione del concetto di “presenza”, dell’avvenire delle cose presenti e del loro punto sorgivo. Oggetto preferito di tale destrutturazione è ciò che può costituire segno di un’alterità, di un’appartenenza ad altro: la diversità sessuale, la genitorialità, l’amicizia, l’amore, la carità, la stessa vita nascente e la morte.

La tecno-economia esige la giuridificazione del bios, il corpo come prodotto: proliferano nuove “pretese giuridiche soggettive”, di “nuovi diritti” da far valere davanti ai Tribunali, alle Corti internazionali, alla stessa legislazione degli Stati nazionali, sempre meno orientata alla ricerca del bene comune e neppure sostenuta, in questo, dal criterio della maggioranza del consenso dei cittadini, quanto piuttosto sollecitata da “lobbies”, spesso ormai transnazionali, detentrici del potere economico o di quello mass-mediatico. Il diritto post-moderno, insomma, distrutto ogni fondamento metafisico e staccato quindi da ogni fondamento di legittimazione superiore, sta diventando sempre più la tecno-normativa di un percorso di autofabbricazione dell’uomo secondo criteri immanenti alla sua volontà di potenza.