Chi sarebbe che, dovendo servire, risulta invece il più servito? Tanto che …

tanto che sarebbe capace di far piegare la testa dei fedeli, come san fare con i loro sudditi ed affiliati i potenti del mondo?

[CzzC: anche se non parrebbe difficile intuire a chi volesse alludere l’autore del Notiziario parrocchiale 21/10/2012, a scanso di equivoci gli pongo 2 domande in aiuto al discernimento mio e di altri parrocchiani]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 11/02/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: tra il dire e il fare c’è di mezzo il domandare

 

2012.10.22 Da: CzzC    Inviato: lunedì 22 ottobre 2012 09:42

A: A.M.
Oggetto: a DOMANDA RISPONDO e DOMANDO

Caro A.,

  grazie per la domanda che ci hai posto con la tua riflessione domenicale 21/10, qui appresso acclusa per immediatezza, anche perché spesso tra il dire e il fare c'è di mezzo il domandare: porre una domanda sincera, non ironica, finalizzata al confronto costruttivo è uno dei modi più semplici ed efficaci che gli uomini possono usare per proseguire assieme nel cammino della vita, dunque e più nel cammino di fede.

I miei commenti, come al solito prefissati da CzzC, sono finalizzati a circostanziare DUE DOMANDE che a mia volta ti porrò, pro aiuto al discernimento mio ed invocato anche da confratelli parrocchiani.

Un abbraccio fraterno in Cristo.

 

Servire!

di A.M.

   Non è una novità; potremmo essere anche stanchi di sentirci dire che non dobbiamo comandare, che non dobbiamo possedere nulla, che non dobbiamo aver ricchezze tra i piedi... Il messaggio ci sembra ormai fin troppo chiaro: la condizione ordinaria del cristiano è servire!

   Anche questa domenica la Parola insiste su questo aspetto. «Tra voi però non è cosi» dice Gesù ai suoi amici. Una traduzione ancor più efficace rispetto a quel noto «Tra voi però non sia cosi». Quel verbo al presente diventa ancor più impegnativo poiché è come se fosse scontato che tra di noi le cose vanno diversamente.

 

   E invece anche qui dobbiamo far tanto di quel cammino! Non è ancor vero che il servizio costituisce l'elemento di distinzione; anzi, talvolta sembra proprio che chi dovrebbe servire, al contrario, alla fine risulta sempre il più servito. L'ordine gerarchico, sia civile che religioso, non si distingue in verità in questo; il potere sembra accomunare gli uni e gli altri, facendo solo piegare la testa.

[CzzC: Che certe gerarchie galleggianti sul petrolio e sfavillanti ricchezza siano attorniate da servitori succubi di nome e di fatto è arcinoto, come è nota la sudditanza imposta da certi potentati ideologico-religiosi e occulto-settari, finanche perseguitanti gli adepti che abiurassero.

Ma con rammarico notiamo, caro A., che, ancora una volta senza documentare con esempi, sentenzi che non c'è distinzione tra la gestione gerarchica del potere dei suddetti potentati e la gestione gerarchica di responsabilità e ministeri sottesa alla Guida della nostra Chiesa cattolica per mandato petrino, ancorché i suoi fedeli possano abiurare senza nulla temere, mentre, per converso, furono e sono perseguitati dai suddetti potentati.

Pro aiuto al discernimento mio e di confratelli parrocchiani TI CHIEDO PER FAVORE (D1) un esempio di come la gerarchia cattolica[1] fedele al Papa

- risulti più servita che servente tanto da essere a tuo avviso accomunabile in tal senso alle gerarchie dei suddetti potentati

- ed abbia tanto potere coercitivo e dissuasivo da far piegare la testa dei fedeli, come san fare con i loro sudditi ed affiliati i suddetti potentati, manovranti varie leve del potere economico e politico, fino ad avere in pugno l'intero stato come nei regimi della sharia e simil cino-cubani.]

 

   Nel rito della professione monastica orientale si prega: "Signore, tu sai che noi non piegheremo la schiena davanti a nessun uomo, ma soltanto davanti a Te. E la pieghiamo ascoltando la Tua Parola".

[CzzC: se non erro quei monaci si riferivano agli uomini potenti della terra, che pretendevano il loro inchino, piuttosto che riferirsi a loro confratelli o superiori monastici-ecclesiastici].

   Potremmo far nostre anche queste parole, no? Per essere riconosciuti e per poter annunciare ancora una volta il messaggio salvifico di Gesù ad ogni creatura.

[CzzC: RISPONDO ALLA TUA DOMANDA CON UN , intendendo che il non piegare la testa sia inteso verso la cultura dominante che, nel pretendere riverenza, irride chi le anteponesse la stoltezza di un Gesù sedicente Dio, nato da Maria Vergine e resuscitato dopo la crocifissione, salvezza del mondo: quei pretendenti inchino tollererebbero solo la coltivazione privata della cristiana presunzione di Verità e apprezzerebbero solo l'utilità pubblica della carità cristiana. Non a caso il Sinodo, l'anno della fede, il progetto di nuova evangelizzazione partono dalla consapevolezza (il seguito in corsivo verde traggo da qui), come insegna il Concilio, che occorre «ripartire da Dio, celebrato, professato e testimoniato» ... «non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera » ... «non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio». Di qui, dunque, l’invito del Papa a «lasciarsi trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità». Infatti, sottolinea papa Ratzinger, è «proprio Dio a restare escluso dall’orizzonte di tante persone; e quando non incontra indifferenza, chiusura o rifiuto, il discorso su Dio lo si vuole comunque relegato nell’ambito soggettivo, ridotto a un fatto intimo e privato, marginalizzato dalla coscienza pubblica».

 L’Anno della fede, quindi, mirerà a rimuovere queste cause profonde della crisi, in modo da «condurre l’uomo d’oggi, spesso distratto, ad un rinnovato incontro con Gesù Cristo 'via, verità e vita'». A tal proposito Benedetto XVI cita l’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI per ricordare che con la forza del vangelo la Chiesa deve «sconvolgere i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza».

Che forza ci vien chiesta per evitare di inchinarci a cotale progetto antagonista della missione cristiana, ammettentene la presenza pubblica solo in termini di utilità filantropica!

E se per sostenere questa forza ci stringessimo uniti alla Guida petrina, finanche accettando l'ingiuria di esserle succubi, ci dovremmo vergognare?].

Non potrebbe, questa conversione, costituire anche il senso della giornata missionaria mondiale? Come annunciare un messaggio di liberazione se il potere ne limita la portata?

[CzzC: se il potere che ne limita la portata intendi che sia quello della cultura dominante, ostilità non solo odierna, la risposta troviamo nella storia millenaria del Magistero della Chiesa ed è quella indicata anche oggi dal Magistero con le citazioni suddette.

Ma ti pregheremmo di essere meno equivoco, A., perché leggendoti qui si potrebbe intendere anche che tu additi il potere della gerarchia cattolica come quello che limiterebbe la portata del messaggio cristiano di salvezza e dunque anche di liberazione, piuttosto che (o al pari de) il potere dei suddetti potentati avversanti il messaggio salvifico ed apprezzanti solo l'utile filantropia della carità cristiana.

Permettimi, A., di CHIEDERTI (D2) se per potere limitante l'annuncio cristiano, limitante la missione, intendi quello della gerarchia cattolica, o quello dei suddetti potentati, o intendi accomunati indistintamente l'una e gli altri.

Ti chiedo come al solito di considerare le mie osservazioni e domande come mosse da intento di chiarimento, non disgiunto da un tentativo di correzione fraterna, sempre reciprocabile ed auspicata da parte mia, perché so di avere dei limiti, ad esempio so di dover migliorare ulteriormente nell'evitare accenti che potessero essere colti come polemici e, in quanto tali, sfavorenti il dialogo utile al nostro comune camino di fede.

Nuovamente offro un abbraccio fraterno in Cristo.

 

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[1] ai corsi di formazione aziendali i consulenti di organizzazione e gestione delle risorse umane ci additavano la struttura gerarchica della Chiesa come modello, perché sarebbe la più piatta del mondo: solo tre livelli gerarchici: Papa, Vescovi e Preti. Ma questo particolare è ininfluente rispetto alle illazioni sibilline che fanno apparire tale gerarchia cattolica come composta da gerarchi capaci di "fare solo piegare la testa". Vedi Leitmotiv L3