GRAN CHIASSO DI GRIGI 68TTINI TEOGLIBONI in sala Depero PAT 2011.09 davanti ai Missionari dell'America Latina
nell'ambito della rassegna sulle rotte del mondo dedicata ai missionari trentini in America; tifo anche da Villa S.Ignazio.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 22/11/2023; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: sulle rotte del mondo, virtù della disobbedienza in dissenso al magistero petrino
↑2011.09.28 [CzzC: qui video dell’assemblea con livori ‘68ttini, tifati anche dalla leadership ignaziana di Villa S.Ignazio]. Affollato incontro questo pomeriggio nell'ambito della rassegna dedicata ai missionari trentini in America. [CzzC: il giorno seguente (29 Sett.) partecipai ad un'analoga conferenza nella stessa sala, presenti 4 vescovi sul palco: trovai interessante osservare come il moderatore fornisse il “la” alla relatrice Teoglib, centrata tra i Vescovi missionari sul palco e cercasse in più riprese di indurre i Vescovi ad ammettere che la loro comunicazione locale era poco efficace, lontana dalla realtà. Oltre alle chiare smentite, obiettive e non vanesie, addotte dai Vescovi, uno di loro ad un certo punto mise alla teoglibona (tifosa di virtuosa disobbedienza al Magistero) dei puntini sulle “i” tanto brillanti che il moderatore le lanciò un’occhiata perché non reagisse: mi parve di sentire odore di ferodi e pneumatici abrasi].
SULLE ROTTE DEL MONDO: MOVIMENTI E TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
di Marco Pontoni
Si è parlato di movimenti di trasformazione sociale e di Teologia della Liberazione oggi per il terzo degli eventi pubblici organizzati nella sala Depero del palazzo della Provincia nell'ambito della manifestazione "Sulle rotte del mondo", dedicata in questa sua terza edizione ai missionari che operano in America. Sul tavolo dei relatori padre Fausto Beretta (nato a Molina di Ledro, comboniano, da anni in Brasile), Maria De Jesus Gomes (brasiliana, nel coordinamento nazionale del Movimento dei sem terra), padre Fabio Garbari (di Trento, veterinario e missionario, da anni in Bolivia), Silvia Valduga (roveretana, educatrice, coordina diversi progetti in Nicaragua, dove vive con la famiglia). L'incontro era molto atteso e ha visto una partecipazione di pubblico particolarmente calorosa. Emozione è corsa in sala quando, a più riprese, e aiutato anche dalla platea, il giornalista Paulo Lima, moderatore dell'evento, ha scandito i nomi di tanti protagonisti delle lotte a fianco dei poveri in America latina, vittime della violenza di chi li voleva mettere a tacere.
“Il mio incontro con la cultura del Brasile è stato uno shock - ha detto padre Beretta - ; quando sono partito avevo nel mio bagaglio le mie certezze, la mia preparazione eclesiastica, il frutto dei miei studi; adagio adagio ho visto l’esperienza missionaria come una nuova scuola. Ho cominciato a capire che se volevo aiutare i poveri, dovevo mettermi in ascolto, dovevo imparare da loro. Ed è qui che ho incontrato la Teologia della Liberazione. La mia cultura biblica si è incarnata della gente, è diventata esperienza di vita, di persone, di comunità. Lungo il cammino ho incontrato un grande educatore, Paulo Freire. Ho anche incontrato le altre Chiese presenti nel Paese, e ho capito che l’ecumenismo non lo si costruisce all’università ma sul campo, nell’incontro con i poveri, con la sofferenza. Ho anche incontrato il martirio, la morte. Preti uccisi perché scomodi, perché stavano dalla parte del popolo. Teologia della Liberazione per me ha significato dunque uscire dai libri, andare a scuola dai poveri, per i quali vale la pena di dare la vita, prendere coscienza che nella parola di Dio c’è posto per tutti, per la donna, per il nero, per gli indios, per tutti coloro che vengono emarginati ed oppressi.”
Silvia Valduga, prima in Chiapas, poi in Nicaragua, ha raccontato un percorso con diversi punti di contatto con quello di padre Beretta. Studentessa in Scienze dell’educazione, ad un certo punto ha capito che qualcosa le mancava, che oltre alla formazione che aveva ricevuto, oltre ai libri, c’era qualcosa d'altro da scoprire. “Così sono andata in America latina, e ho scoperto un metodo, un approccio nuovo, che parte dalla vita. Ho passato un periodo con i contadini indigeni in Chiapas, poi sono andata a Città del Guatemala, nel Centro per i diritti umani della capitale, e quindi in Nicaragua. Da tutte queste esperienze ho lentamente appreso i fondamenti di una vera e propria educazione alla liberazione, che è poi un’educazione alla vita. Ed essa mi ha dato ciò che stavo cercando. L'approccio pedagogico si basa sul fatto che ad ogni persona viene riconosciuto un ruolo come agente di cambiamento nella società. L'accento è posto sulla necessità di far 'crescere' cittadini attivi, attenti, critici. In Nicaragua, inoltre, ho incontrato una pastorale che pone l’agire al centro dell’essere nel mondo, in favore della vita, attenta a ricercare soluzioni concrete, fattibili." Ed in questa accezione vita significa non solo poter vivere o meglio sopravvivere, soddisfacendo i propri bisogno di base, ma vivere nell’uguaglianza e nella giustizia.
Padre Fabio Garbari ha spostato la "bussola" dell'incontro verso la Bolivia. “Prima di partire per l’America latina - ha raccontato- avevo fatto un anno al Punto d’incontro di don Dante Clauser, e e ricordo una domanda di don Evaristo Bolognani: 'E i poarèti, cosa i pensa ?' Ecco, questo in fondo è il senso della Teologia della Liberazione. Dobbiamo essere con la gente, con i poveri, portare avanti le loro speranze. Evo Morales in Bolivia ha rappresentato certamente una grande speranza di cambiamento; il primo indios eletto alla presidenza, con una maggioranza, alla seconda legislatura, addirittura del 64%. Ma ora le speranze dei popoli non coincidono più tanto con le sue idee e le sue azioni. E’ proprio di questi giorni la notizia della repressione del governo contro una marcia indigena per la difesa di un pezzo di territorio dove dovrà passare un’autostrada. In quanto al rapporto con la Chiesa, si è guastato quasi subito anche se Evo Morales in gioventù ne è stato molto influenzato. La Chiesa era abituata ad avere un ruolo importante nel Paese, anche nella mediazione dei conflitti, e si è trovata improvvisamente di fronte un leader carismatico, che si occupava molto più attivamente di cose come la sanità e la scuola. C'è stata forse anche un po' di gelosia da parte delle realtà ecclesiastiche."
In Brasile, invece, qualcuno dice che la Chiesa è fin troppo dipendente da Lula, il carismatico ex-sindacalista leader del PT, oggi presidente, che ha sua volta ha incarnato le speranze di molte persone. Altri invece dicono che le cose non stanno così. Quello che è certo è che il Movimento dei senza terra, che ha 27 anni di vita, è stato fortemente influenzato dalla Teologia della Liberazione. ”I movimenti degli anni ’60 vennero appoggiati da Hèlder Camara, un grande vescovo e teologo, uno degli antesignani della teologia della Liberazione – ha ricordato Maria De Jesus Gomes - . L’Mst è nato nel 1979. Tre i pilastri su cui poggiava: la pastorale della terra, i sindacati e in generale tutti coloro che erano convinti che la riforma agraria fosse un passaggio necessario per l’evoluzione del Paese nonché per dare giustizia ai poveri. Il Movimento aveva e continua ad avere alla sua base le comunità ecclesiali di base, che hanno proposto nel tempo una lettura del ‘peccato strutturale del capitalismo’. Molte cose sono cambiate in Brasile dagli inizi, e in particolare con la presidenza Lula. Ma le famiglie che non hanno terra, in questo momento, sono 4 milioni. Quindi sì, ci sono stati dei miglioramenti, ma il problema della terra, cioè della riforma agraria, non è ancora stato affrontato come merita. Basti pensare che nel budget dello Stato le risorse per la riforma agraria sono irrisorie, una presa in giro”.
L'incontro di domani - giovedì 29 settembre, sempre nel palazzo della Provincia, alle ore 17, sarà dedicato al tema: "le sfide della Chiesa in America latina".
Programma dettagliato sul sito: www.missionetrentino.it