Perché l’IT nel 1918 pretese il SudTirolo fino allo SPARTIACQUE?
la risposta raccontai a Sergio Romano come leggeresti in SEGUITO DEL SOMMARIO
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 23/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: carneficina1914-1918 Sergio Romano; Austria
↑2020.10.11 Con articolo di Davide Leveghi su <dolomiten> vengono tacciati di irritante oscurantismo i sudtirolesi che nell'anniversario dell'annessione all'Italia parlano di “giorno più triste della storia” e di "un'ingiustizia durata 100 anni": allo scopo Leveghi megafona Hannes Obermair - compare illuminato (del suo stesso Eurac) - a stigmatizzare quella lagnanza come un discorso sedicente conservatore e cristiano, come blasfemia e oscenità perché tenterebbe di sacralizzare e cristianizzare un avvenimento storico; irride quella narrazione come lettura vandeistica e vittimistica del passato, mentre quella del 1920 sarebbe stata la tappa finale di un percorso che cominciò con la sconfitta degli Imperi centrali in una guerra che scatenano loro; svilisce quella narrazione come ibernazione della storia, sostenuta anche da austriacanti trentini amanti di celebrazioni hoferiane. [CzzC: l'estratto in corsivo mi parrebbe un linguaggio tipico di filo-massoni che fecero fucilare l'eroe tirolese e azionarono genocidio di inermi vandeani e sublimano l'annessione del Südtirol come legittimo bottino di guerra, in onta al diritto di autodeterminazione dei popoli, diritto che, invece, invocarono - ad esempio - per sottrarre gli islamici di Bosnia e Kosovo al governo serbo-ortrodosso; omettono di ricordare il vero motivo dell'annessione, la pulizia etnica, le Katacombenschulen].
↑2020.09.24 <VT#38p30> 100 anni fa la legge di annessione che portava il confine al Brennero. La quietanza liberatoria che chiuse dopo 40 anni la vertenza internazionale fa riferimento in maniera assolutamente chiara ed esclusiva agli «abitanti di lingua tedesca». L'ancoraggio internazionale garantisce solo la provincia di Bolzano. Roma potrebbe modificare lo statuto a danno dei trentini senza il consenso di Vienna.
↑2015.08.31 [CzzC: annoto che non ebbi risposta, forse perché Sergio Romano, sedicente massone, si impermalosì perché citai la massoneria come sobillatrice della colonizzazione italiana sull’Alto Adige + tentativo di pulizia etnica e mistificazione della storia nei relativi libri di testo].
↑2002.12.20 <limes> di chi è l’Alto Adige? Una disputa fra storici italiani, austriaci e tedeschi.
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[CzzC: 28/02/2011 invio a http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/scrivi.shtml
Egr. Direttore,
dal Corriere di Mercoledì 23 febbraio 2011 lessi la Sua risposta alla lettera sotto il titolo
COME CELEBRARE L’UNITÀ NELLA PROVINCIA DI BOLZANO,
che desidero riprendere per esprimere condivisione della Sua analisi e aggiungere una testimonianza che solitamente non trovo pubblicizzata, ma che, suggeritami nell’adolescenza, trovai negli anni chiave interpretativa assai illuminante.
Condivisione esprimo su
- “non credo che gli italiani abbiano il diritto di pretendere dai loro connazionali di lingua tedesca una partecipazione gioiosa alla celebrazione di un evento che i loro antenati hanno vissuto sull’altro lato della frontiera”
- “Lasciamo quindi ai nostri connazionali di lingua tedesca il diritto di astenersi da una partecipazione che sarebbe, nella migliore delle ipotesi, ipocrita e opportunistica. Il caso del presidente della Provincia è diverso. … può darsi che sia tirato per la giacca da …”.
mentre mi consenta di aggiungere al Suo “può darsi” un’altra ipotesi interpretativa, appunto attingendo ai miei ricordi.
Nei primi anni 60, quando i terroristi altoatesini facevano saltare tralicci dell’alta tensione (e non solo) ero alle medie e il prof di storia ci spiegava il nostro Risorgimento, arrivando solo con un fugace accenno alla prima guerra mondiale: in quell’occasione gli feci una domanda che ricordo all’incirca così: “oltre al Trentino e al Friuli l’Italia vincitrice si prese l’Istria e la Dalmazia, terre dove la nostra lingua era parlata, ma chiedo perché l’Italia si sia presa anche l’Alto Adige dove nessun nativo parlava italiano nel 1918?”.
Il prof mi rispose che fu un compenso di guerra e poi perché così i confini venivano ad essere ben demarcati dallo SPARTIACQUE, come era scritto sul nostro libro di testo, similmente a quando il Piemonte cedette alla Francia l’alta Savoia e Nizza.
Obiettai che colà qualcuno c’era che parlasse francese, mentre qui, in Alto Adige, nessuno nel 1918.
Il prof cambiò discorso.
Allora non sapevo, ma oggi sappiamo che dagli anni 20 il nostro regime iniziò a trapiantare colà industrie e allogeni italiani, proponendo agli indigeni un compenso se avessero lasciato le loro dimore per andarsene in terre germanofone e creando così quei disastri che oggi chiameremmo con termini sinonimi di pulizia e trapianti etnici.
Il prof durante la ricreazione mi raggiunse spiegandomi che il termine SPARTIACQUE scritto sui libri era un’invenzione (mi pare che dicesse massonica), come tante altre erano le invenzioni relative alla popolarità del nostro risorgimento scritte sui libri, perché quelle epopee furono azionate da una stretta minoranza di italico idioma.
Cos’altro poteva significare il termine SPARTIACQUE? Il prof mi spiegò che aveva a che fare con la stessa logica per cui oggi il colonialismo mira al controllo delle materie prime e si fanno le guerre per il petrolio: nel 1918 le ACQUE dell’Alto Adige erano uno dei più promettenti bacini idroelettrici dell’arco Alpino versante sud, e le locali centrali vendevano energia elettrica anche alla Lombardia ben prima del 1915. A quel tempo di petrolio se ne consumava poco ed erano i bacini idroelettrici a rivestire il valore degli odierni pozzi oleoso-gassosi.
Non lessi molto narrata questa chiave di lettura storico-economica, né mai la lessi smentita. E col senno di poi aggiungo che le comuni radici cattoliche, unico vero legame costruttivo tra italiani e tedeschi dell’Alto Adige anni ‘60, frenarono gli eccessi antiuomo di quelle azioni terroristiche.
Cordiali saluti. CzzC]