Primo di 6 incontri su S. Paolo organizzati 2009 dal Centro Bernardo Clesio e dalla mia Parrocchia
qui di seguito l'annuncio del primo incontro con la Perroni e la mia ricerca di informazioni sulla relatrice
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 12/05/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: Vito Mancuso, Paolo Ricca, Marinella Perroni, dissenso, protestantesimo, ermeneutica di rottura, confusione
Da: ecumenismo
[mailto:ecumenismo@diocesitn.it] Inviato: lunedì 23 febbraio 2009 11.14
A: ecumenismo Oggetto: sulle tracce ecumeniche di San Paolo
Primo incontro
Nell’ambito dell’anno dedicato a san Paolo, il centro ecumenico culturale Bernardo Clesio di Trento, alla luce del suo pluriennale percorso di dialogo ecumenico e culturale, e la parrocchia di san Giuseppe di Rovereto, nell’ambito della sua attenzione pastorale al cammino delle chiese,propongono un cammino di riflessione sulla figura di san Paolo - letta dal punto di vista cattolico, ortodosso e riformato - attualizzandone il messaggio per il nostro contesto sociale ed ecclesiale.
Questa opportunità di conoscenza, di riflessione e di confronto avrà inizio con il primo incontro:
Giovedì 26 febbraio, ore 20.30
Rovereto, Sala Fondazione Cassa di Risparmio, piazza Rosmini
San Paolo: l’attualità nell’oggi della Chiesa
con Marinella Perroni (coordinamento teologhe italiane)
nata a Roma nel 1947, è dottore in filosofia e in teologia. Insegna Nuovo Testamento presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. Oltre a numerosi articoli e saggi in riviste e volumi collettivi, ha pubblicato Il discepolato delle donne nel vangelo di Luca. Un contributo all'ecclesiologia neotestamentaria, in Pontificio Athenaeo S. Anselmi, Romae 1995. È Presidente del Coordinamento Teologhe Italiane ed ha al suo attivo numerose partecipazioni alla vita pubblica ed ecclesiale italiana, attraverso interventi, trasmissioni radiofoniche e televisive, incontri biblici ed ecumenici.
CzzC ricerca su Marinella Perroni
da Bibbiablog 07/03/2009
… la lettura esistenziale e politica della Parola di Dio fatta dalle donne o dai gruppi di donne rappresenta a volte l'unico argine al processo di progressivo e pericoloso affrancamento dalle Scritture che si sta consumando nella cristianità, soprattutto in quella occidentale, in cui di nuovo prende il sopravvento il bisogno di affermazioni ideologiche autoreferenziali. Si può parlare, rispetto alle Scritture ebraico-cristiane, di un vero e proprio analfabetismo di ritorno [CzzC: ieri mattina 10/03/2009 ero a casa di una collega a parlare di Cristo come compreso, amato e spiegato da A.Rosmini: al posto della televisione in casa di Manuela c’è un bel tavolino che regge con cura una Bibbia aperta in leggio; ma né io, né lei, nè milioni di altri cristifideles siamo aiutati a conoscere ed amare e a testimoniare nostro Signore Gesù Cristo dalla supponenza di chi descrive in questo modo la nostra/Sua chiesa].
In questo tempo di diffidenza organizzata nei confronti della storia, e quindi anche di disattenzione verso i fondamenti storico-letterari di ogni tradizione religiosa, in questo momento in cui proliferano le letture fondamentaliste, a volte addobbate addirittura con orpelli pseudo-scientifici, in questi anni in cui l'istituzione religiosa si capisce solo in termini autoreferenziali, il patrimonio delle Scritture ebraico-cristiane si sta raccogliendo nelle mani delle donne per essere conservato e custodito. C'è chi in ciò riconosce proprio la controprova che la Bibbia, oggi, non è più considerata un bene prezioso: quando cade un'interdizione e le donne possono avere libero accesso a quanto era loro precedentemente precluso, significa che esso ha perso di valore. È possibile, anche perché è verificabile in tanti altri campi del vivere civile.
Questi primi «cent'anni di solitudine», allora, sarebbero stati solo l'ultimo insignificante rigurgito di una modernità che cedeva ormai il passo a un mondo in cui post-moderno coincide inesorabilmente con post-cristiano. È possibile pensare anche questo. È possibile, però, anche il contrario e cioè che in questa lunga transizione epocale, le donne non stiano scrivendo l'ultima parola di un mondo che se ne va, ma la prima di un mondo che comincia. E la loro ostinata fedeltà alla Bibbia potrebbe anche essere uno dei segnali che post-cristiano non significa affatto post-biblico. Anzi.
[CzzC mentre s’infervora ad accusare altri di autoreferenzialità, provasse a rileggere i suoi sermoni allo specchio …]
[Questo articolo, apparso originariamente in Servitium III, 150 (novembre-dicembre 2003), è stato ripreso come nuovo il 07/03/2009 in http://www.bibbiablog.com/2009/03/07/%C2%ABcentanni-di-solitudine%C2%BB-la-lettura-femminista-della-scrittura/]