Libertà di coscienza e obbedienza al Magistero

2008.12 Traggo da una pagina di amici domenicani, apprezzando molte delle risposte date da padre Angelo soprattutto nella prima parte, mentre per la seconda, che rileggo dopo il 2016, mi chiedo come sarebbero riscritte le risposte dopo la Amoris Laetitia]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 27/11/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: Chiesa, dissenso/disobbedienza inneggiati col Leitmotiv L3; nuova evangelizzazione

 

↑2008.12.14 http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1036: Padre Angelo risponde a domande sul tema in titolo con

Approfondimenti sul rapporto tra libertà di coscienza e obbedienza al Magistero

Quesito

Caro Padre Angelo,

la ringrazio della puntuale e precisa risposta alla mia domanda sulla libertà di coscienza ma ahimè la sua risposta ha alimentato con mio grande dispiacere un’immensa marea di dubbi e perplessità che sono sicuro che Lei mi chiarirà nella prossima lettera.

Innanzi tutto Lei mi ha detto che "non è possibile che la coscienza di un laico sia cristianamente formata e contemporaneamente in dissenso dai pastori".

Allora le pongo questa ipotesi: nel XI secolo un cristiano, sulla base della propria coscienza, giunge alla conclusione che le crociate sono un’offesa a Dio. Lei non potrà negare che questa posizione lo porrebbe in dissenso con i pastori visto che, se non erro, papa Urbano II nel 1095 concesse l'indulgenza plenaria ai partecipanti alla prima crociata e quindi de facto incoraggiò la guerra santa.

Ora nessuno nega che l'atto di papa Urbano II fosse in gran parte comprensibile visto l'epoca e la situazione storica, ma Lei non potrà negare che oggi il magistero è su posizioni completamente opposte, molto più vicine a quelle cristiano non in linea con il magistero dell'epoca che con papa Urbano II.

Quindi fu più vicino all'autentica verità cristiana il cristiano dissenziente che il papa dell'epoca.

Ma questo è solo un caso, ce ne sono tanti di cattolici che, pur di seguire la propria coscienza, entrarono in contrasto con il magistero dell'epoca o la Chiesa dell'epoca, ma la loro idee seppur considerate eterodosse o addirittura eretiche all'epoca, oggi sono totalmente accettate e fatte proprie in alcuni casi dalla Chiesa stessa. Per fare due nomi posso citare Galileo e Rosmini.

Io non nego assolutamente che la mia coscienza in tema di fede e morale debba essere conforme al magistero. Ci mancherebbe. E non nego neppure che molte verità in campo morali si applichino al campo politico e sociale. E pure Lei dice che in relazione all'azione politica  "Le forme e i modi concreti spettano ai fedeli laici ".

E da questo mi sembrerebbe logico dedurre che i vescovi dovrebbero limitarsi a indicare ai laici quali siano i principi che i fedeli laici debbano perseguire nell'azione politica, lasciando ad essi la ricerca dei modi e delle forme per applicare tali principi.

Quindi, tranne leggi palesemente immorali, i vescovi si dovrebbero astenersi da commenti sulle leggi in discussione, formulando al massimo osservazioni.

Questo è accettabile o no?

A me pare che le proposte di legge, qualora sorgano gravi lacerazioni all'interno della Chiesa sulla loro moralità, non possano dirsi palesemente immorali.

Nessuno nega che creare forme para-matrimoniali per i conviventi sia immorale (PACS per esempio) ma è immorale anche riconoscere alcuni diritti ai conviventi in relazione all'assistenza ospedaliera, all'eredità, al trattamento pensionistico e all'obbligo degli alimenti?

Eppure i Gesuiti sulla loro rivista "Aggiornamenti sociali" hanno prospettato una soluzione del genere e affermano "Il riconoscimento giuridico, quale presa d’atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell’altro stabilmente è contributo alla vita sociale".

Quindi le chiedo se le proposizioni seguenti sono conformi alla dottrina cattolica:

- è lecito il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, purché non sia finalizzato alla creazione di forme giuridiche paramatrimoniali.

- è lecito ritenere che l'abrogazione della legge 194 sia antistorico e che invece bisogna impegnarsi nella prevenzione piuttosto che in vani tentativi di abrogazione o revisione.

- è lecito che lo stato promuova un’educazione sessuale laica in cui tutti i mezzi di contraccezione vengono illustrati (compresi quelli proposti dalla chiesa) nel rispetto della pluralità delle scelte.(Ovviamente quest'educazione deve promuovere la donazione e il vero amore)

Che Dio l'assista.

Arrivederci

Niccolò

 

Risposta del sacerdote

Caro Niccolò,

1. le domande che hai fatto sono molte e tutte orientate al dissenso. Per un figlio della Chiesa non penso che sia il non plus ultra.

Ma tralascio le sensazioni che può provocare un’e-mail come la tua.

Vengo al merito delle questioni.

2. Il tuo pensiero sulle crociate è preconcetto e antistorico.

Lo sai qual è stato il motivo che ha indotto la Chiesa alle crociate?

Che cosa faresti se tu vedessi la tua abitazione invasa da altre persone e se vedessi i tuoi familiari malmenati e anche uccisi perché tentano di riandare nella loro casa?

Come si sa dalla storia, le crociate hanno deviato dal loro obiettivo.

Ma la causa che le ha indotte rientra tra i diritti umani elementari.

Se il Papa non avesse indetto la crociata, lo si sarebbe accusato di silenzio.

3. Quando oggi si parla di guerra santa si allude a quella islamica.

Come puoi dire sotto il profilo storico che le crociate siano state come la guerra santa islamica?

Non si trattava dello sterminio del nemico di una fede diversa, ma della liberazione dei luoghi santi, di difesa dei cristiani che di lì erano cacciati via, di pellegrini malmenati e uccisi.

Si doveva permettere che tutto fosse ridotto come nel nord Africa?

Che il Papa abbia dato l’indulgenza plenaria sta a significare che l’opera era considerata molto buona. Non mi straccio le vesti per questo, anzi.

Anche a Lepanto, per una causa per la quale devi ringraziare San Pio V se l’Italia non fu ridotta come il Nord Africa, fu concessa l’indulgenza plenaria.

4. Ma anche supposto che l’indizione della crociata sia stata una decisione sbagliata, tuttavia questa decisione non rientra nel magistero de fide vel de moribus della Chiesa. Inoltre nessuno era costretto a partecipare alla crociata.

Dunque sarebbe stato lecito il dissenso.

Se io a scuola dicessi che le crociate rientrano negli atti del magistero della Chiesa mi sospenderebbero subito dall’insegnamento.

5. Tu dici che quello delle crociate è solo un caso, perché ve ne sono molti altri.

E infatti procedi con la medesima logica (teologica) sbagliata.

Era de fide vel de moribus la questione riguardante Galileo?

Per il beato Rosmini vi furono dichiarazioni di eresie?

Inoltre la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, che censurò alcune proposizioni del Rosmini, godeva di infallibilità?

A nessun cardinale o teologo è garantito quanto Cristo ha garantito a Pietro.

Ma se vuoi rimanere al caso Rosmini, ti chiederei di emulare la sua fedeltà alla Chiesa e la richiesta fatta a Cristo di concedergli la grazia di morire e di morire versando il sangue per Lui!

Qualcosa del Rosmini io ho letto ed è stato sufficiente perché me ne sia innamorato. Ti posso garantire che da nessuna parte dei suoi scritti affiora qualcosa di meno che affezionato alla chiesa.

Non cercava appigli per dire che il magistero ha sbagliato. Non ne ha mai cercati, mai. Questa è la tempra del santo, dell’innamorato di Cristo e della sua Sposa!

6. Prosegui inoltre dicendo che se determinate leggi in discussione non sono palesemente immorali e suscitano gravi dissensi all’interno della Chiesa, i vescovi dovrebbero astenersi dal fare commenti.

I gravi dissensi sono quelli dei cristiani adulti?

Se un intero episcopato dice che la proposta di una determinata legge è inutile e pericolosa, se i cattolici vengono richiamati dall’intero episcopato ad essere coerenti con il dovere di testimoniare pubblicamente la loro fede, se il Papa appoggia esplicitamente l’episcopato, non si può dire: i vescovi stiano zitti, o al massimo facciano qualche osservazione.

Per un cattolico, a questo punto, oltre ai motivi intrinseci richiamati dai vescovi, c’è anche il problema della cattiva testimonianza di dissenso su questioni tutt’altro che opinabili.

7. Devo ricordare che il Magistero sociale della Chiesa, oltre a possedere un corpo principi, consiste anche in criteri di giudizio e in direttive di azione.

È di competenza dell’episcopato e molto di più del Papa fornire questi criteri di giudizio e dare direttive di azione.

Leone XIII nella Rerum novarum non si limita alle osservazioni, ma giunge alla protesta e formula criteri di condotta, che saranno poi adottati da vari parlamenti.

Scrive: “Entriamo fiduciosi in questo argomento, che è di nostro pieno diritto; giacché trattasi di questione di cui non è possibile trovare uno scioglimento che valga senza ricorrere alla religione e alla Chiesa” (RN 8).

Pio XI avrebbe dovuto tacere circa l’immoralità del giuramento fascista perché per tanti cattolici andava bene così e ne poteva andare di mezzo anche il loro posto di lavoro?

8. Mi chiedi infine un giudizio su tre punti in particolare:

1) se sia “lecito il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, purché non sia finalizzato alla creazione di forme giuridiche paramatrimoniali”.

Alla luce di quanto hanno detto Papa e vescovi:

- “il matrimonio e la famiglia secondo il progetto di Dio sono insostituibili e non ammettono alternative” (Benedetto XVI, Lettera al card. Alfonso Lòpez Trujllo, 17.5.2005).

- “introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale” (Benedetto XVI, Al Convegno di Verona, 19.10.2006).

- la legalizzazione delle unioni di fatto è “inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo” (Nota pastorale CEI 28.3.2007).

- “consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari.

Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare” (28.3.2007)

il mio parere è negativo.

(Dire Gesuiti e Aggiornamenti sociali non è la stessa cosa. Inoltre Aggiornamenti sociali si è espresso così prima dell’intervento dell’episcopato. Poi ha taciuto)

2)- se sia “lecito ritenere che l'abrogazione della legge 194 sia antistorico e che invece bisogna impegnarsi nella prevenzione piuttosto che in vani tentativi di abrogazione o revisione”.

Più che antistorico, forse non è ipotizzabile al momento sul piano concreto una semplice abrogazione della legge 194.

Certo è necessario andare decisamente verso un suo superamento. Cinque milioni di innocenti uccisi a spese dello stato è un peso insopportabile sulla coscienza di tutti.

Sulla prevenzione: chi non è d’accordo? Ma anche la 194 dice che bisogna prevenire. Ma di prevenzione non se n’è fatta.

L’impegno alla prevenzione non sia la stessa cosa che: lasciamo che tutto vada come sta andando.

Perché poi un cattolico deve dichiarare vani in partenza i tentativi di abrogazione o revisione?

Non solo in Italia, ma anche nel mondo su questo punto stanno cambiando molte cose.

3)- è lecito che lo stato promuova un’educazione sessuale laica in cui tutti i mezzi di contraccezione vengono illustrati (compresi quelli proposti dalla chiesa) nel rispetto della pluralità delle scelte.(Ovviamente quest'educazione deve promuovere la donazione e il vero amore)

Premesso che non esiste un’educazione sessuale laica contrapposta a quella della Chiesa cattolica (non è necessario scomodare la fede per rilevare i mali della contraccezione!), vanno dette diverse cose:

primo: non esistono mezzi contraccettivi proposti dalla Chiesa.

secondo: il ricorso ai ritmi naturali secondo le varie metodiche non è una forma di contraccezione;

terzo: il ricorso ai ritmi naturali non è un “metodo cattolico”, ma è semplicemente un dato di fatto;

quarto: l’educazione sessuale “laica” è già attuata in tante scuole dove i ragazzi delle medie sanno tutto sui contraccettivi intesi come sesso sicuro prima, durante e fuori del matrimonio. Mentre la proposta di un amore casto viene semplicemente derisa.

Ecco, Niccolò, la lunga risposta all’immensa marea di dubbi e perplessità che sono sicuro che Lei mi chiarirà nella prossima lettera”.

Mi auguro di aver chiarito molti punti.

Ma c’è una cosa che mi preme sopratutto: l’orientamento di fondo del cattolico, che dev’essere di fiducia preventiva in coloro che Cristo ha posto a pascere il gregge.

Ti assicuro una preghiera e ti benedico.

Padre Angelo

Pubblicato 14.12.2008

[CzzC: come sarebbe riscritta questa risposta dopo la Amoris Laetitia/2016?]