ultima modifica il 28/04/2019

 

Krugman, il Papa e i cattivi maestri della Stampa

Correlati: economia no finanza cinica, libertà, dignità e diritti umani, no supremazia del petroldollaro

Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

questa pagina predisposi come inserto nelle 15 copie di Avvenire proposte come Portaparola domenica 19/10/2008

 

 

Tratto da AVVENIRE martedì 14/10/2006

 

Krugman, il Papa e i cattivi maestri della Stampa (titolo di CzzC)

 

Il premio Nobel a Paul Krugman, grande critico della new economy (Pag. 7, Elena Molinari)

 …Nel mezzo della crisi che aveva predetto più di cinque anni fa, Paul Krugman, uno dei più severi critici della politica economica di George W. Bush ha ricevuto il premio Nobel per l’economia… Nel settembre 2003 Krugman pubblicava «The Great Unraveling» (uscito in Italia come «La deriva americana»), nel quale critica i grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese provocate dalla guerra in Iraq e assicura che sarebbero sfociati inevitabilmente in una grave crisi economica… Convinto da sempre che il libero mercato non sia in grado di funzionare correttamente senza controlli adeguati, Krugman era stato aspramente criticato quando aveva definito il fallimento del gigante dell’energia Enron un evento storicamente più determinante dell’attacco terroristico alle Torri gemelle.

 

[CzzC: riporto quanto scriveva lo scorso 27/08 Paul Robin Krugman:] «Poco prima della prima Guerra Mondiale il britannico Norman Angell pubblicò un famoso libro "La grande illusione", nel quale affermava che la guerra era diventata obsoleta, che nell'era industriale moderna anche i vincitori sul campo perdono in realtà ben più di quanto guadagnino. Sopraggiunsero tre decenni di guerra, rivoluzioni, instabilità politica, depressione ed ancora guerra ... Quindi, le cose possono cadere a pezzi? Certo che possono. Vedi l'attuale crisi alimentare: per anni ci è stato detto che l'autosufficienza era un concetto superato e che era più sicuro affidarsi ai mercati mondiali per procurarsi il cibo, ma quando i prezzi di grano, riso e granturco sono andati alle stelle, molti governi si sono affrettati a proteggere i consumatori domestici proibendo o limitando le esportazioni, così lasciando i paesi importatori in terribili difficoltà … La dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia, specialmente per il gas naturale, adesso appare molto pericolosa … e pensate a cosa accadrebbe se la Cina, oggi sul punto di superare gli Stati Uniti come maggior paese industriale al mondo, volesse affermare con la forza le proprie pretese su Taiwan.  Alcuni analisti ci dicono di non preoccuparci: l'integrazione economica globale, di per sé stessa, ci proteggerà dalla guerra perché le economie commerciali di successo non vorranno rischiare la propria prosperità buttandosi nell'avventurismo militare …; è vero che oggi guerre fra le nazioni dell'Europa occidentale ci sembrano assolutamente inconcepibili, ma attenzione: non tanto in virtù dei legami economici quanto piuttosto per i VALORI democratici che condividono. Buona parte del mondo, però, comprese nazioni che hanno un ruolo chiave nell'economia globale, non condivide quei valori. [CzzC: vedi tanti regimi islamisti, compresi i ricchissimi wahhabiti] Molti di noi hanno continuato a credere che, almeno fin quando l'economia "tira", questo fattore non abbia particolare importanza … La convinzione che la razionalità economica possa sempre prevenire le guerre è un'illusione. L'attuale elevato livello di interdipendenza economica globale, che può essere sostenuto soltanto se tutti i maggiori governi agiscono con ragionevolezza e buon senso, è molto più fragile di quanto immaginiamo». P. Robin Krugman.

 

Dalla Spinelli (La Stampa) stravaganti tesi sul Papa (edit. pag 2). A proposito della fragilità della “casa sulla sabbia” e al «crollo delle grandi banche » Benedetto XVI parlando al Sinodo lunedì 6/10 diceva che «questi soldi scompaiono, sono niente» a confronto della «Parola di Dio, fondamento di tutta la realtà». Ma Barbara Spinelli sulla Stampa di domenica 12 ironizzava leggendo queste parole come «nenia per bambini», lontane dai «poveri» perché disprezzano il denaro e l’economia che lo alimenta. La Spinelli non capisce le parole del Papa: la bolla finanziaria che si sgonfia denuda un inganno, e richiama la proporzione tra le cose, che riscatta gli ultimi, fa scendere i soldi dall’altare dell’idolatria e li riconsegna al loro ruolo funzionale; dentro un simile disegno c’è quella giustizia che la Spinelli reclama, pensando che il Papa si sia distratto.

 

[CzzC: forse la Spinelli banalizza anche il Krugman che disse «le cose possono cadere a pezzi? Certo che possono» e «l'attuale elevato livello di interdipendenza economica globale è molto più fragile di quanto immaginiamo» e, a proposito di certi valori, «buona parte del mondo importante economicamente non li condivide». O forse la Spinelli non aveva letto Krugman lo scorso agosto.

 

Tratto dalla “Populorum Progressio” lettera enciclica di Paolo VI 26/03/1967

- §22 «Dio ha destinato la terra e tutto ciò che contiene all'uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, dimodoché i beni della creazione devono equamente affluire nelle mani di tutti, secondo la regola della giustizia, ch'è inseparabile dalla carità»[1]  Tutti gli altri diritti, di qualunque genere, ivi compresi quelli della proprietà e del libero commercio, sono subordinati ad essa.

§23 …Ove intervenga un conflitto «tra diritti privati acquisiti ed esigenze comunitarie primordiali», spetta ai poteri pubblici «adoperarsi a risolverlo, con l'attiva partecipazione delle persone e dei gruppi sociali».[2]

§26 …si è malauguratamente instaurato un sistema che considerava il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell'economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti. Tale «liberalismo» senza freno conduceva alla dittatura, a buon diritto denunciata da Pio XI come generatrice dell'«imperialismo internazionale del denaro»[3]

§28 …Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero … La fatica degli uomini ha poi per il cristiano un significato ben maggiore, avendo essa anche la missione di collaborare alla creazione del mondo soprannaturale[4]

§34 …Non basta accrescere la ricchezza comune perché sia equamente ripartita, non basta promuovere la tecnica perché la terra diventi più umana da abitare.

§41 …i popoli in via di sviluppo devono dunque saper fare una scelta: criticare ed eliminare i falsi beni che porterebbero con sé un abbassamento dell'ideale umano, accettare i valori sani e benefici per svilupparli, congiuntamente ai loro, secondo il proprio genio particolare.

§42 Senza dubbio l'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma «senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l'uomo. L'umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano»[5]. Non v'è dunque umanesimo vero se non aperto verso l'Assoluto, nel riconoscimento d'una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana. Lungi dall'essere la norma ultima dei valori, l'uomo non realizza se stesso che trascendendosi. Secondo l'espressione così giusta di Pascal: «L'uomo supera infinitamente l'uomo»[6].

§58 …la legge del libero scambio non è più in grado di reggere da sola le relazioni internazionali. I suoi vantaggi sono certo evidenti quando i contraenti si trovino in condizioni di potenza economica non troppo disparate: … La cosa cambia, però, quando le condizioni siano divenute troppo disuguali da paese a paese: i prezzi che si formano «liberamente» sul mercato possono, allora, condurre a risultati iniqui. Giova riconoscerlo: è il principio fondamentale del liberalismo come regola degli scambi commerciali che viene qui messo in causa.

§ 59 ...L'insegnamento di Leone XIII nella Rerum novarum mantiene la sua validità: il consenso delle parti, se esse versano in una situazione di eccessiva disuguaglianza, non basta a garantire la giustizia del contratto, e la legge del libero consenso rimane subordinata alle esigenze del diritto naturale[7]. Ciò che era vero rispetto al giusto salario individuale lo è anche rispetto ai contratti internazionali: un'economia di scambio non può più poggiare esclusivamente sulla legge della libera concorrenza, anch'essa troppo spesso generatrice di dittatura economica. La libertà degli scambi non è equa se non subordinatamente alle esigenze della giustizia sociale.



[1] Gaudium et Spes n.69 §1

[2] Gaudium et Spes n.71 §6

[3] Enciclica Quadragesimo Anno, p 212

[4] Cfr. per es. O. Von Nell-Breuning, Wirtschaft und Gesellschaft pp.183-84

[5] H. De Lubac, Le drame de l’humanisme athée, p.10

[6] Pensées ed. Brunschvicg n.434 ; cfr M.Zundel, L‘homme passe l’homme

[7] Cfr. Acta Leonis XII, t. XI, 1892, p131