modificato 15/02/2017

 

B16° alla Curia romana: adorazione eucaristica

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

[CzzC: estraggo da Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005]

 

La Giornata Mondiale della Gioventù è rimasta nella memoria di tutti coloro che erano presenti come un grande dono ...

Il motto scelto per quelle giornate -”Andiamo ad adorarlo” -conteneva due grandi immagini che, fin dall'inizio, favorirono l'approccio giusto. Vi era innanzitutto l'immagine del pellegrinaggio ...

L'altra immagine contenuta nel motto della Giornata Mondiale della Gioventù era l'uomo in adorazione: “Siamo venuti per adorarlo”. Prima di ogni attività e di ogni mutamento del mondo deve esserci l'adorazione. Solo essa ci rende veramente liberi; essa soltanto ci dà i criteri per il nostro agire. Proprio in un mondo in cui progressivamente vengono meno i criteri di orientamento ed esiste la minaccia che ognuno faccia di se stesso il proprio criterio, è fondamentale sottolineare l'adorazione.

Per tutti coloro che erano presenti rimane indimenticabile l’intenso silenzio di quel milione di giovani, un silenzio che ci univa e sollevava tutti quando il Signore nel Sacramento era posto sull'altare. ...

La parola "adorazione" ci porta al secondo grande avvenimento di cui vorrei parlare: il Sinodo dei Vescovi e l'Anno dell’Eucaristia. Papa Giovanni Paolo II, con l'Enciclica Ecclesia de Eucharistia e con la Lettera apostolica Mane nobiscum Domine ci aveva già donato le indicazioni essenziali e al contempo, con la sua esperienza personale della fede eucaristica, aveva concretizzato l'insegnamento della Chiesa. Inoltre, la Congregazione per il Culto Divino, in stretto collegamento con l'Enciclica, aveva pubblicato l'istruzione Redemptionis Sacramentum [CzzC: quella che sollevò un polverone di critiche come documento preconciliare, che arrivava perfino a prevedere riserve verso le chierichette ammesse a fianco dei coetanei maschietti solo su dispensa vescovile “A tale servizio dell’altare si possono ammettere fanciulle o donne a giudizio del Vescovo diocesano] come aiuto pratico per la giusta realizzazione della Costituzione conciliare sulla liturgia e della riforma liturgica.

Oltre tutto ciò, era veramente possibile dire ancora qualcosa di nuovo, sviluppare ulteriormente l’insieme della dottrina? Proprio questa fu la grande esperienza del Sinodo quando, nei contributi dei Padri, si è vista rispecchiarsi la ricchezza della vita eucaristica della Chiesa di oggi e si è manifestata l'inesauribilità della sua fede eucaristica. Quello che i Padri hanno pensato ed espresso dovrà essere presentato, in stretto collegamento con le Propositiones del Sinodo, in un documento post-sinodale. [CzzC: esortazione apostolica Sacramentum charitatis 2007, in cui il vocabolo adora*  ricorre 32 volte e si tratta anche di “Eucaristia e indissolubilità del matrimonio”] Vorrei qui solo sottolineare ancora una volta quel punto che, poco fa, abbiamo già registrato nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù:

l'adorazione del Signore risorto, presente nell'Eucaristia con carne e sangue, con corpo e anima, con divinità e umanità. È commovente per me vedere come dappertutto nella Chiesa si stia risvegliando la gioia dell'adorazione eucaristica e si manifestino i suoi frutti.

Nel periodo della riforma liturgica spesso la Messa considerata come Cena eucaristica e l'adorazione del Ss.mo Sacramento erano viste come in contrasto tra loro: il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato, secondo un’obiezione allora diffusa. [CzzC: è ravvisabile anche una responsabilità del CV2° al riguardo, i cui documenti avrebbero potuto essere snelliti in alcune parti dove la verbosità appare ridondante, per recuperare invece dimenticanze come, ad esempio questa sull’adorazione eucaristica (innominata) e sul governo della Chiesa; han buon gioco i critici dell’Adorazione Eucaristica nel dire: tirate fuori quale doc del CV2° la prescriva o semplicemente la promuova, mentre la non menzione legittima l’ermeneutica che ne contempla il disuso, anche per opportunità ecumeniche con i fratelli riformati].

Nell'esperienza di preghiera della Chiesa si è ormai manifestata la mancanza di senso di una tale contrapposizione. [CzzC: vedi B16° omelia Corpus Domini 2012, ma sarebbe stato meglio che il CV2° ne avesse parlato]. Già Agostino aveva detto: “...nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit;...peccemus non adorando - Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; ...peccheremmo se non la adorassimo” (cfr Enarr. in Ps 98,9 CCL XXXIX 1385). Di fatto, non è che nell'Eucaristia riceviamo semplicemente una qualche cosa. Essa è l'incontro e l'unificazione di persone; la persona, però, che ci viene incontro e desidera unirsi a noi è il Figlio di Dio. Una tale unificazione può soltanto realizzarsi secondo le modalità dell'adorazione. Ricevere l'Eucaristia significa adorare Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui. Perciò, lo sviluppo dell'adorazione eucaristica, come ha preso forma nel corso del Medioevo, era la più coerente conseguenza dello stesso mistero eucaristico: soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri.