QUANDO I BARBONI DORMIVANO NELLA MIA STALLA (amarcord)

[CzzC: 2024.10.08 questa bella foto/fb (un uomo portava in spalle “en ninzol de terlìs pien de farlèt”), mi ha fatto ricordare l’accoglienza che sperimentavo nella mia casa natale quand’ero bambino (195x): non di rado accadeva che a cena si fermasse da noi uno di quelli che allora chiamavamo “i poreti” e che oggi chiamiamo barboni: quando mi si sedeva accanto, mi lagnavo con la nonna perché puzzava e lei «no sta badarghe, l’è pu sam de noi» (non importa, è più sano di noi). Una sera chiesi al barbone: «ma perché vieni sempre a casa mia? Ci sono tante altre case qui attorno». E lui mi rispose come annoto qui in data 195a. La nonna e la mamma, peraltro, mi allertavano per le “zinghene” (le zingare) perché, mentre offrivano sempre loro qualcosa, mi ordinavano di badare che qualcuno non entrasse furtivamente dall’altra porta della casa].

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 08/10/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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195a.mm.gg Una sera chiesi al barbone: «ma perché vieni sempre a casa mia? Ci sono tante altre case qui attorno». E lui mi rispose

- «chi dai toi, oltre che en piat de minestra, ciapo sempre en piat de bona cera e anka na cuerta dei soldai e en nizol de terlis da cuertarme zobas en la stala sula paia; e po’ la vosa stala l’è la pu calda e la pu neta del paes»

- «qui nella tua famiglia, oltre che un piatto di minestra, ricevo sempre un piatto di buona cera (buon viso) e anche una coperta militare e un lenzuolo di canapa per coprirmi nella stalla qui sotto sulla paglia; e inoltre la vostra stalla è la più calda e la più pulita del paese»