USCIRE DALL’EURO? Perché NO

Rispondo ad un tifoso dell'uscita dall'Euro, illuso ed illudente:

Da: CzzC  Inviato: venerdì 4 aprile 2014 11:45
A: NC del gruppo di rassegna stampa
Oggetto: R: : Abolire l’euro?

- Stare nell’euro significa non poter fallire come stato-moneta, ma essere obbligati a riformare la nostra organizzazione statale e produttiva in maniera tanto efficiente (simile alla Germania) da competere nel mondo globale senza farsi comperare casa, aziende e terra da cinesi e da altri paesi predatori con la prospettiva che i nostri figli possano fare solo i loro servi: tale riforma costa tempo e grande sacrificio per riparare all’immane sperpero (debito al 130%/PIL) accumulato in pochi decenni post 68 dalla nostra generazione con una pletorica pubblica amministrazione e con una sconsiderata spesa corrente in conto posteri.

- Uscire dall’euro e tornare alla lira significherebbe poter risparmiare per qualche anno il suddetto grande sacrificio, scaricando il suddetto immane sperpero/debito sui risparmiatori detentori del nostro debito pubblico: quell’immane debito verrebbe azzerato come fece l’Argentina, lo stato si finanzierebbe stampando moneta in libertà, il che farebbe schizzare inflazione e svalutazione, impoverendo le pensioni, apparentemente favorendo le nostre esportazioni, ma facilitando l’acquisto delle nostre migliori aziende e terre da parte dei suddetti predatori, come quando in epoca di nostra inflazione galloppante ci comprarono l’industria alimentare (Cirio,  ...) ed altre perle produttive e paesaggistiche; la storia insegna che tale apparente fiammata di sviluppo si spegnerebbe dopo pochi anni, perché, a meno di non avere energia e materie prime in autosufficienza come la Russia, o un sistema produttivo e amministrativo efficiente come il Giappone, dopo che l'Italia avrà finito di stampare moneta per non svalutarla all’infinito, avrà bisogno prestiti e, dunque, di fiducia dei risparmiatori: chi le farebbe credito dopo la buggerata? Succederebbe quello che sta succedendo all’Argentina dopo il suo default: povertà e isolamento internazionale tanto che rischia di essere espulsa dal Fondo monetario internazionale.

- Per i miei figli preferisco difendere un futuro di sacrificio (possibile) con promessa di buon esito garantita dalla potenza Europea se, riformandoci, ci mettiamo a lavorare bene, anche a livello PA, come Germania & migliori, piuttosto che un futuro di finanza pubblica ancora irresponsabile e sperperona che privatizza i guadagni di oggi per socializzare le perdite sui posteri (latrocinio generazionale) facendoci diventare più servi di quel che purtroppo in parte già ci ha resi la mia generazione contagiata dalla bulimia sessantottina.

- Non volere l’Europa della dittatura di gender non significa non volere l’Euro; si potrebbe frenare l'omosessismo u2g senza rinunciare all’Euro, anzi io sarei per l’Europa ancora più unita, l’Europa federale dei suoi padri fondatori, gli stati Uniti d’Europa come gli Stati Uniti d’America, con un unico governo centrale, un unico sistema fiscale, legislativo, finanziario, difensivo, un unico sistema amministrativo con autonomie regionali, un’unica magistratura e polizia federale, un unico Welfare, che obblighi anche il nostro Sud a cessare di fare come Roma ladrona, che se ne infischia delle regole di bilancio, lo sfora, contando che arrivino i decreti salva-Roma: se usciamo dall’Euro, per Roma ed il Sud sarebbe ancor peggio, perché solo il rigore impostoci dall’Europa potrebbe ridurre certe abitudini allo sperpero e alla mafiosità e far imparare quella precisione, efficienza e trasparenza che il Lombardo-Veneto imparò proprio dalla vecchia amministrazione tedesco-asburgica.

Ciao.   CzzC

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 27/10/2019; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: Europa economia e finanza, debito pubblico efficientare P.A. e giustizia

 

↑2017.09.22 <ansa>: Francia: M.Lepen: uscita da euro non più priorità. Dopo addio Philippot, Marine cancella suo cavallo di battaglia [CzzC: capirlo tardi è meglio che mai]

 

2014.04.03 la seguente è la lettera cui risposi in sommario

Da: un’amica NC del gruppo di rassegna stampa  Inviato: giovedì 3 aprile 2014 08:28
A: CzzC
Oggetto: : Abolire l’euro è un dovere morale

Traggo da Radici cristiane, ciao. NC

 (di Danilo Quinto) Se gli “spiriti” avessero incontrato Romano Prodi negli ultimi anni del secolo scorso – come fecero, per sua ammissione, nel ‘78, durante i giorni del sequestro Moro – di certo non sarebbero stati in grado di profetizzare il disastro dell’adesione alla moneta comune europea, per la quale tanto si adoperò.

Non avrebbero potuto prevedere – gli “spiriti” – che l’euro avrebbe raso al suolo qualsiasi possibilità di crescita economica dell’Europa, dove decine di milioni di persone sono costrette ad una disoccupazione che non si frena, superiore al 12% e ad una povertà dilagante: la Spagna ha tre milioni di persone che sopravvivono con redditi mensili inferiori a 307 euro; le cifre ufficiali del Portogallo collocano il 18% della popolazione sotto la soglia della povertà; in Italia, il numero di poveri si è duplicato tra il 2007 e il 2012.

L’Europa dei mercanti e dei banchieri, degli speculatori internazionali, delle lobby finanziarie e burocratiche, difende all’”arma bianca” una moneta artificiale – tre anni fa, Berlusconi la definì, in un sussulto di verità, che però lasciò immediatamente posto alla smentita, «l’unica moneta al mondo senza uno Stato» – che costringe gli Stati a rinunciare ad una parte fondamentale della loro sovranità, quella di emettere la propria moneta.

L’unità europea sarebbe garantita, a parere di quasi tutti, proprio dall’euro. Chi prova a dissentire, viene fatto oggetto di paragoni imbarazzanti per chi li fa. In un’intervista apparsa su “Avvenire” lo scorso 25 marzo, intitolata «Fermiamo in tempo i dirottatori dell’Europa», il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, ha dichiarato: «Se l’exploit nazionalista francese dovesse essere confermato dalle Europee, per la prima volta potrebbero entrare con numeri importanti nell’Aula di Strasburgo partiti che vogliono far deragliare il progetto. Sono come dirottatori su un aereo: non vogliono portare l’Unione europea verso un’altra destinazione, vogliono semplicemente farla schiantare a terra».

Perfino il Presidente della Repubblica ha fatto sentire la sua voce per arginare l’eco della vittoria alle elezioni francesi del Fronte Nazionale di Marine Le Pen – fortemente anti-euro ‒  che ha dilagato ed è risultato primo in numerose città, confermando le previsioni che circolano per le elezioni europee, in base alle quali diventerebbe il primo partito. In occasione delle celebrazioni per i 70 anni dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, Napolitano ha dichiarato: «Bisogna sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato scontato e per quel che riguarda il nostro e gli altri paesi europei è una conquista dovuta a quella unità europea, a quel progetto europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare». Ha aggiunto: «Dobbiamo ricordare quello che abbiamo vissuto in Italia ed in Europa e che non si può giocare con queste posizioni che tendono  a screditare il nostro patrimonio di lotta per la libertà».

Con buona pace del Presidente della Repubblica, è certo che il “progetto europeo” – politico, evidentemente – equivale ad un grande carrozzone burocratico che costa quasi 2 miliardi di euro all’anno, per il funzionamento delle sedi di Bruxelles e di Strasburgo e per gli stipendi dei suoi 6mila dipendenti – e fino a 10 miliardi di euro (sempre all’anno) per l’intera struttura amministrativa dell’Unione. Un’istituzione che entra a gamba tesa per indottrinare gli Stati su temi governati dai principi del diritto naturale, che nessuna legge può ledere e che rimane in piedi solo grazie al simulacro della moneta comune. Da spazzare via. Non solo per tornare al disegno originario dell’Europa federale, ma soprattutto per far rivivere un’idea di Europa fondata sui principi, che precedono le logiche economiche e le loro brutali conseguenze. (Danilo Quinto)

tag Euro politica italiana UE