Dialoghi susseguiti alla riflessione riflessione 27/01/2011 sul PERDONO CRISTIANO

Un uomo di Chiesa mi ha mandato questa bella testimonianza; gli rispondo commentando

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Pagine correlate: perdono cristiano, misericordia

 

↑2011.01.28 da Un uomo di chiesa

Inviato: venerdì 28 gennaio 2011 22:13 A: CzzC  Oggetto: R: Il giorno della memoria e il perdono cristiano

Ciao C.,

con il tema: "PERDONO" hai toccato l'unico argomento "forte" in grado di portare la pace tra le persone, tra i popoli e sulla terra.

Credo tuttavia che questo "sentimento" per poter fruttificare come esso certamente può, debba essere condiviso su vasta scala, non bastano pochi individui, all'interno di una società umana, disposti a perdonare.

Il frutto del perdono, per portare la pace tra i popoli, deve essere condiviso tra i popoli stessi. La "Cultura del perdono", deve essere il più possibile seminata all'interno di un gruppo o di una o più società. D'altra parte questa cultura si diffonde con la testimonianza, intesa anche come disponibilità, se necessario, al martirio (Gesù sulla croce insegna, e i suoi seguaci dei primi secoli, ma anche di tutti i tempi confermano).  

Ritengo che anche oggi, coloro che (avendo subito un grave torto quale l'ingiusta uccisione di un loro caro), dichiarano pubblicamente la loro disponibilità al perdono, sono normalmente CRISTIANI: vedi Giovanni Paolo II nei confronti del suo attentatore, ma anche molte vedove di atti terroristici, o di soldati in missione di pace come la signora Margherita Colletta moglie del brigadiere Giuseppe Colletta (il suo libro "Il seme di Nasiriyah" l'ho trovato veramente eccezionale).

Lo scorso anno, quando ero da … in Israele, abbiamo avuto l'occasione di incontrare una signora israeliana di grande cultura e di grande impegno nel confronto degli emarginati. Accolti a casa sua abbiamo potuto, per alcune ore, discutere sulla situazione politica, culturale, religiosa presente in Terra Santa. E' stato in incontro molto interessante ed abbiamo avuto informazioni di prima mano, sulla reale situazione presente sul territorio (peraltro confermata anche da coloro che vivono dall'altra parte del muro). Prima di congedarci abbiamo chiesto a questa signora il suo parere sulla reale possibilità di raggiungere la pace tra i popoli presenti in quella terra e la sua risposta lapidaria è stata: "E' molto difficile, perché sia nella nostra cultura e religione (Ebraismo) sia in quella islamica, a differenza della vostra cultura cristiana, esistono i concetti di "GIUSTIZIA" e "VENDETTA", ma non quello del "PERDONO". [CzzC 07/02/2011: perfino mentre si prega invocando il perdono delle nostre colpe si può arrivare a negarlo ai nostri avversari: ascolta qui(**)Radio1 Rai h8,12 del 07/02/2011].  In questo modo c'è da aspettarsi che i loro martiri (di ambedue le parti) portino ad avere solo altri martiri, senza alcun frutto positivo di pace.

Sembra che la ragione umana, legata all'intelletto, non sia in grado di concepire la grandezza del perdono.

A me pare che solo la ragione cristiana, che è legata al cuore di carne, che è legata a Gesù, al suo messaggio, alla sua passione e risurrezione, sia in grado di cogliere ed attuare con serenità la grandezza del perdono. Con affetto e stima. NC.

[CzzC: alla email ho risposto così:

Inviato: venerdì 28 gennaio 2011 22:21  A: NC

Trovo interessantissima la testimonianza della signora israeliana, che è la prova della straordinarietà del PERDONO CRISTIANIO, il quale veramente è roba dell’altro mondo e non a caso è venuto DIO ad insegnarcelo così. E’ così straordinario che supera anche la “teoria matematica dei gruppi” (che ammetterebbe la condizione che: “per poter fruttificare debba essere condiviso su vasta scala”), la trascende, va fuori classe come spiegherebbe la "teoria matematica dei tipi logici” che ho citato(*), al punto che non chiede reciprocità e “bastano pochi individui“ per generare un altro mondo, anche a partire da Uno solo. Concordo che non è per via matematica che si può abbracciare la grandezza del perDONO (ciò è una ragione in più per ringraziare Dio che ci ha DONATO la fede cristiana), ma mi pareva bello notare che la matematica, il linguaggio con il quale Dio ha creato l’universo, non gli dia torto.

Un abbraccio fraterno in Cristo. Ciao. C.

 

(*) la citazione feci ieri 27/01/2011 nella pagina web Shoah e negazionismo con la seguente Nota2

Nota1: dalle parole di Hannah Arendt: La “giornata della memoria” ci orienta al futuro sperando che i nostri figli non abbiano mai a vedere e subire ciò che altri figli, innocenti come loro, hanno invece visto e subito. Ma non può essere soltanto questo. Essa deve essere in qualche modo anche una giornata del PERDONO e della riconciliazione. Non con i carnefici e gli assassini, ma con noi stessi, con i nostri contemporanei e con le generazioni ci hanno preceduto ... solo così la “giornata della memoria” ... mette in moto qualcosa di veramente nuovo e imprevisto. Un po’ come l’apprendista stregone che non aveva la formula magica per rompere l’incantesimo, gli uomini tendono purtroppo a perpetrare la catena dell’odio e della vendetta. In questo modo, però, è sempre Hannah Arendt a dirlo, essi restano “per sempre vittime” delle conseguenze delle loro azioni; la stessa memoria si incancrenisce. Il perdono ristabilisce invece l’alleanza con le generazioni presenti e con quelle passate. NON PUÒ ESSERCI LIBERTÀ NELL’ODIO E NELLA VENDETTA; reagire con l’odio all’odio di un altro è, potremmo dire, meccanico, addirittura naturale. Ciò che invece può rompere il meccanismo prevedibile dell’azione-reazione è imprevedibile e liberatorio perché veramente frutto della libertà: io TI PERDONO la sofferenza che mi hai procurato. È un’altra storia che incomincia.  Auguriamoci che la “giornata della memoria” serva anche a questa catarsi culturale e civile, di cui abbiamo tutti bisogno.

Nota2: [CzzC: IL PERDONO: questo imprevedibile che rompe gli schemi e libera, è quasi sovrumano, e io ringrazio Cristo che me ne rende capace.
Ma mi pare che anche chi non avesse fede potrebbe trovare il PERDONO ragionevole; a mio avviso potrebbe trovarlo perfino razionale in base alla teoria dei sistemi; sto leggendo in questi giorni
"Change" di Watzlawick e nella parte 1 "persistenza e cambiamento" trovo che le categorie che egli attinge dalla teoria dei "tipi logici" ben si prestino a razionalizzare l'imprevedibile liberante problem solving generato dal PERDONO CRISTIANO, pur non nominato].

(**) Radio1 Rai. del 07/02/2011 ore 8,12 (mp3)

«Ieri in piazza Tair Cristiani e predicatori sunniti di Al Azhar hanno recitato insieme il PADRE NOSTRO, un segno importante, interrotto dalla folla al versetto che dice "rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori". A questo punto la folla ha gridato "MA NON A Mubarak».

 

Con una mamma interloquii così:

·         lei a me: «E' interessante e toccante quello che hai riportato ed anche la tua  considerazione, che condivido. Mi permetto in ogni caso di esprimerti un mio  piccolo pensiero  che possa andar bene sia per chi ha fede sia per chi non ne ha. Possiamo, ed in che misura sappiamo, noi perdonare se non siamo noi stessi capaci di chiedere perdono per ciò di male facciamo al nostro prossimo? Forse oltre che pregare perché Dio ci aiuti a perdonare dovremmo anche pregare affinché Lui ci aiuti a chiedere perdono, solo così forse nel ricevere il perdono, possiamo capire il suo estremo valore e a nostra volta essere capaci di concederlo e costruire così le basi dell'amore reciproco. Come diceva Madre Teresa di Calcutta: "Quando sapete di aver ferito qualcuno, siate i primi a chiedere scusa. Non possiamo perdonare se non sappiamo avere bisogno di perdono, e il perdono è l'inizio dell'amore."(Madre Teresa). Un pensiero di luce e amore a tutti voi. A.»

·         io a lei: proprio come dice Madre Teresa: trovo che la capacità di perdono si alimenti solo se principalmente uno si sente lui stesso bisognoso di perdono, ed in questo sta la nostra creaturalità cui tramite Cristo è stato rivelato il volto di un Dio tanto misericordioso da dare la vita per noi. Senza nulla togliere ai filantropi che sanno perdonare a prescindere dalla fede (e ce ne fossero tanti, anche di più dei credenti), trovo che chi si sente creatura bisognosa del perdono di Dio sia più aperto ad un perdono incondizionato rispetto a chi si sente a posto o non avente bisogno di Dio; l’uno e l’altro possono poi peccare di mancato perdono verso il prossimo, io per primo, ma nella mia vita ormai ricca di decadi ho visto che statisticamente il primo è meno facile che arrivi ad inserire il perdono nella contabilità a partita doppia.

·         lei a me il 04/02: «A mia figlia, che mi chiarì come leggere “da sotto in su” la tua email, ricordai che non aveva fatto pace con l’amica che aveva mandato a quel paese per quel dispetto prima di Natale. Lei sosteneva che toccava all’amica chiederle scusa per il dispetto. Alla fine si lasciò convincere sulla non reciprocità del perdono cristiano. Il giorno dopo mi riferì commossa dell’abbraccio di pace con l’amica».