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modificato 13/12/2016 |
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Msg 2007.02 a/da Rosi Bindi sui Pacs/Dico |
Correlati: Pacs/Dico |
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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri. |
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[CzzC: nove anni dopo, 2016, incombente lo spirito della Cirinnà, osservo che forse la Rosi non aveva tutti i torti, perché l’ostinazione a voler impedire quel riconoscimento giuridico minimale sta portando per effetto boomerang un danno maggiore con pregiudizio perfino del diritto all’obiezione di coscienza, alla priorità educativa dei genitori e diritto del concepito a non essere programmato a nascere per essere ceduto due gay, diritti che nella trattativa 2007 avremmo invece potuto inequivocabilmente assicurare, negoziando sulla concessione dei registri delle coppie di fatto]
Da: Ministro per la Famiglia (Palazzo Chigi RM) Inviato: venerdì 16 febbraio 2007 15:16 A: CzzC Oggetto: R: Al Signor Presidente del Consiglio, Prof Romano Prodi: preghiera da un padre di famiglia fondata sul matrimonio Gentile Sig. Czz,
La ringrazio del suo messaggio, ma mi permetta di dirle che non sono d’accordo con lei.
I Dico non distruggono la famiglia. Abbiamo solo individuato una “via italiana” per rispondere a realtà che non potevamo ignorare. Rispettando la Costituzione e distinguendo nettamente tra i diritti della famiglia e i diritti delle persone, abbiamo scritto una buona legge per tutelare i più deboli, senza istituire alcun nuovo strumento giuridico che possa prefigurare qualcosa anche solo lontanamente simile alla famiglia fondata sul matrimonio. Non abbiamo previsto il riconoscimento delle unioni omosessuali, né tanto meno la possibilità di adozione o filiazione per gli omosessuali. Prendiamo semplicemente atto di realtà che si vanno diffondendo nel nostro Paese e ancor più in Europa: convivenze spesso stabili, fondate sull’amore, l’affetto, l’amicizia e la solidarietà tra due persone. L'estensione dell'ambito di applicazione della legge alle situazioni di fratelli e sorelle, zii e nipoti, lo dimostra: oggetto della legge non sono soltanto le coppie legate da vincoli sentimentali e sessuali, ma tutte le situazioni di solidarietà affettiva. A queste persone vogliamo riconoscere diritti oggi non pienamente tutelati e prevedere per chi ne fa parte i relativi doveri, appunto a tutela del convivente più debole.
Tutto ciò è vergognoso? Incivile? Pericoloso? Penso di no. Anch'io, come la Chiesa, sono preoccupata per le difficoltà e la fragilità di tante famiglie italiane, ma non credo che nuovi diritti alle persone possano essere considerati una minaccia per l’istituto familiare. Le difficoltà maggiori per la famiglia nascono, invece, dall’assenza di una seria politica sociale a misura di famiglia. Ma questa è una lacuna che ci portiamo dietro da decenni. Sono problemi già al centro dell’attenzione del governo: con la Finanziaria abbiamo cominciato ad investire sulla famiglia e sui figli e stiamo programmando la Conferenza nazionale sulla famiglia. Siamo consapevoli che si può fare di più, e lo faremo: ma mi piacerebbe che il giudizio sul nostro operato fosse rimandato alla fine della legislatura, e non ai primi otto mesi.
Sulla coerenza tra i miei principi e le azioni conseguenti, davvero non ho nulla da rimproverarmi. Ho imparato dal Concilio Vaticano II e dagli insegnamenti di maestri di vita profondamente cristiani (che hanno pagato anche con la vita il loro rigore morale) che tutti siamo chiamati ad essere autenticamente figli della Chiesa e cittadini del proprio Stato. L’impegno dei cristiani in politica e nella società per me significa fare tesoro dell’insegnamento e delle parole della Chiesa per tradurle in modo autonomo e responsabile in scelte e azioni politiche che siano condivise da tutti e non solo dai cattolici.
Cordiali saluti
On. RB ________________________________________ Da: CzzC Inviato: martedì 6 febbraio 2007 22.43 A: redaz... @governo.it Cc: Ministro per la Famiglia Oggetto: Al Signor Presidente del Consiglio, Prof Romano Prodi: preghiera da un padre di famiglia fondata sul matrimonio Egregio sig. Presidente del Consiglio, io e L. siamo sposati da trent'anni con il matrimonio previsto dalla Costituzione tra uomo e donna con impegno pubblico di unione, fedeltà e responsabilità nei confronti dalla famiglia; abbiamo tre figli, educati a riconoscere il valore della famiglia fondata su detto matrimonio per la qualità della vita sociale oltre che personale; crediamo che per mantenere vivi questi valori non basterebbero la convinzione e l'impegno dei genitori se mancasse il sostegno di una comunità educante: perciò siamo contenti che questo tipo di famiglia sia contemplato, tutelato e promosso anche dalla legge e - proprio per il differenziale di pubblica promessa di impegno - anche in maniera differenziale rispetto ad altri tipi di convivenza, i cui diritti sul piano delle relazioni affettive e genitoriali vogliamo comunque siano difesi il che riteniamo possibile nell'ambito del Codice Civile, all'occorrenza implementabile. In relazione alle iniziative che in merito il Suo Governo si accinge ad intraprendere, ci siamo confrontati con altri genitori e sono venuto a conoscenza di una preghiera a Lei diretta che condividiamo e qui accludiamo. Confidiamo nella saggezza Sua e dei Suoi collaboratori, e da credenti preghiamo anche il Signore che vi illumini. Distinti saluti. CzzC e MLT via ... città... tel ===================================================== Egregio sig. Presidente del Consiglio, in questi giorni il Suo governo sta per presentare al Parlamento un disegno di legge sulle "coppie di fatto", secondo l’intenzione già dichiarata nel programma di voler tutelare per legge '...i diritti individuali degli appartenenti alle famiglie di fatto'. Dalle prime indiscrezioni trapelate sul DDL sembra però che si voglia dare un riconoscimento giuridico a tali convivenze, alle quali verrebbero addirittura estesi molti privilegi della famiglia fondata sul matrimonio senza assumerne contemporaneamente né i doveri né gli svantaggi (fiscali, tariffari, ecc.); non si vede per quale beneficio arrecato alla società debbano essere favoriti per legge coloro che - per scelta deliberata - non vogliono assumersi alcun impegno pubblico, e perché vengano al contrario penalizzati i coniugi che, assumendo invece precisi obblighi, assolvono il prezioso compito di generare ed educare i futuri cittadini, assicurando così il futuro dell'intera società. Alcuni diritti individuali, come il diritto al subentro nei contratti di affitto, la possibilità di disporre di una quota dell'eredità e di prestare assistenza sanitaria al convivente sono già riconosciuti ai componenti delle coppie di fatto; si possono eventualmente integrare quelli mancanti ricorrendo a lievi modifiche nel Codice Civile, senza creare un ‘piccolo matrimonio’ per istituzionalizzare queste unioni. Anche in relazione al valore percentuale degli italiani che vivono in tali situazioni, non si avverte la necessità di questo provvedimento legislativo, mentre sarebbe urgente mettere in cantiere una seria politica di sostegno ai 22 milioni di famiglie italiane, soprattutto a quelle numerose, che rappresentano per il Paese un'insostituibile risorsa: non a caso l'Italia è la nazione con il più basso tasso di natalità nel mondo, mentre esso è sensibilmente cresciuto nei paesi che da anni stanno attuando politiche di sostegno alle famiglie. Le famiglie italiane invece sono gravate da molte ingiustizie ed iniquità - frutto di regole e leggi sbagliate che contraddicono la Costituzione - quali la fiscalità che premia “single” e separati, il sistema tariffario che penalizza i consumi familiari, il sistema dei punteggi per assegnazione di posti nelle scuole materne o delle graduatorie per ottenere la prima casa che premia i genitori separati e le unioni di fatto e via discorrendo. Le priorità in ambito familiare sono dettate inequivocabilmente dagli Artt. 29-30-31 della Costituzione, che – a dispetto della loro chiarezza - risultano ancora oggi non applicati nonostante i quasi 60 anni dalla loro stesura. Ciò che però riteniamo più grave è che un provvedimento simile darebbe un altro duro colpo alla famiglia fondata sul matrimonio, incentivando soprattutto le giovani coppie a scegliere la strada più agevole - anche economicamente - della convivenza, e scoraggiando le molte coppie di fatto che oggi scelgono dopo un certo tempo di sposarsi dall’affrontare questo passo. L’equiparazione delle convivenze omosessuali a quelle eterosessuali avrebbe infine effetti nefasti soprattutto sui giovani, ai quali questa soluzione verrebbe falsamente presentata come un’opzione tra le tante per costruire la loro vita affettiva. E’ evidente che tutto ciò non farà che accelerare il degrado del tessuto sociale, le cui conseguenze sono quotidianamente sotto i nostri occhi, in quanto queste unioni sono strutturalmente instabili e si avrebbe perciò un aumento delle separazioni (anche se 'di fatto'), che causano sempre gravi ripercussioni psicologiche ed economiche nella vita degli adulti ed ancor di più degli eventuali figli. Chiediamo pertanto a Lei, al Parlamento ed al Governo un preciso impegno per non sottrarre alla famiglia italiana ciò che le è dovuto, impiegando il tempo prezioso ad applicare finalmente e integralmente la Costituzione, ed evitando di avallare un provvedimento che riteniamo iniquo, frettoloso, socialmente irrilevante, anzi disastroso per le future generazioni, e che per tutelare presunte 'ingiustizie' o 'necessità' finisce per ignorare le vere priorità del nostro Paese. In fede
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