Il rapporto sulla BANALITÀ DEL MALE (di Hannah Arendt)
Ma il male non è affatto banale. <wikipedia>: Il titolo originale dell'opera è "Eichmann in Jerusalem - A Report on the Banality of Evil". Non senza ragione, l'editore italiano ritenne opportuno invertire l'ordine del titolo. Dal dibattimento in aula, infatti, la Arendt ricaverà l'idea che il male perpetrato da Eichmann - come dalla maggior parte dei tedeschi che si resero corresponsabili della Shoah - fosse dovuto non ad un'indole maligna, ben radicata nell'anima (come sostenne nel suo Le origini del totalitarismo, diagnosticato come mostruosa conseguenza della modernità) quanto piuttosto ad una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni.
<feltrinellieditore>: Nel 1961 Hannah Arendt va a Gerusalemme come inviata del "New Yorker" e assiste al dibattimento del processo contro il criminale nazista Otto Adolf Eichmann. Nasce questo libro scomodo perché il Male compiuto da Eichmann appare alla Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai di questo secolo non hanno la "grandezza" dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano.
<yt.fb♫ barbflo frasi> Annah Arendt: esiste qualcosa tra un'impossibile resistenza al male e la cooperazione col male; la manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza, ma l’attitudine di discernere il bene dal male, la bellezza del mondo dalle sue brutture, e quindi voglio sperare che pensare possa donare alle persone la forza di saper prevenire terribili catastrofi in questi rari momenti in cui sopraggiunge la resa dei conti. [CzzC: nemmeno il pensare basterebbe, se non ci fossero buoni maestri di esperienza]
<yt♫videolezione2020> a studenti di 5A e 5B LSA con allegata dispensa su classroom.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 28/10/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: il male; i padri nobili della shoah, neonazismo; fare memoria
↑2024.10.28 il male NON è affatto banale. <fb google> per le immagini delle atrocità commesse il 2023.10.07 in gran parte registrate dallo stesso Hamas, quali altre parole usare se non «male/evil»? Così scrive Douglas Murray sul New Criterion; un male terribile, insondabile, tutt’altro che «banale»; eppure oggi l'idea di male puro sembra negletta da molte menti colte: forse perché troppo teologica per chi pretende di fondare l’etica senza trascendenza? E vediamo suscitarsi simpatia per i carnefici. <M.Gramellini.fb> Il male non è banale, ha capacità di dissimulazione ignote ai comuni mortali, sguazza nella ambiguità, usa strategie raffinatissime …
↑2024.04.05 Francesco Agnoli ci parla <yt♫> di Hannah Arendt: "Le origini del totalitarismo", libro scritto nel 1951, 700 pagine complesse: tenta di capire perché nel cuore della modernità si siano affermati i totalitarismi; una frase celebre: «il suddito ideale dei totalitarismi è colui per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso non esiste più».
↑2022.01.27 <tempi> L’orrore della Shoah attraverso gli occhi di William Congdon nell'inferno di Bergen Belsen «Avremmo potuto fare lo stesso». Analogamente la canzone di Claudio Chieffo/1967, La nuova Auschwitz: «Non è difficile essere come loro,...». Analogamente, direi, Hannah Aarendt nel suo rapporto sulla banalità del male. [CzzC: rapportando vale per ciascuno, anche per me; vale anche per gli strateghi della 3ª guerra mondiale a pezzi con i milioni di vittime dirette e indirette causate dai loro bombardamenti (Iraq, Libia, Siria, ...) e dalle pulizie etniche (dei cristiani dal Medio Oriente, dei palestinesi dalla Palestina, ...). Preghiamo che almeno l'evidenza dei danni provocati da 30 anni a questa parte insegni loro ad evitarne altri sui confini Ucraini].
↑2020.12.27 <fq> Così le donne di Isis custodiscono l’ideologia del Califfato. <google> “Daes. Viaggio nella banalità del male”, il libro. Un ruolo fondamentale nell'attività di proselitismo e di allevamento di nuovi jihadisti stragisti di inermi sarà svolto proprio dalle migliaia donne, di tutte le nazionalità, che oggi si trovano all'interno dei campi per le 'famiglie di Isis' in Siria e Iraq
↑2020.01.31 a proposito degli italiani negli anni della Shoah <voceTN, occident> F.Agnoli ci aiuta a ricordare cosa scrissero gli ebrei De Felice ("nel soccorso agli ebrei il contributo più notevole fu quello dei cattolici", Einstein ("in questa straordinaria situazione ove la solidarietà umana è tutto, gli italiani si sono rivelati i più onesti e i più nobili tra le genti da me conosciute", Mosse ("L'Italia sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo") e Hannah Arendt ("prima che i tedeschi occupassero Roma e l’Italia settentrionale, Eichmann e i suoi uomini non avevano mai potuto lavorare in questo paese."). Gli italiani, persino la gran parte dei fascisti, non seguirono il servilismo di Mussolini verso Hitler, e salvarono ebrei non solo in Italia, ma anche in altri paesi, grazie a conventi, ambasciate ecc. Vedi qui pag127 de "La Belva in gabbia" di Sergio Minerbi, il giornalista ebreo italiano che seguì in diretta il processo ad Eichmann: Eichmann si lagnò vivamente del ‘boicottaggio’ italiano nei paesi occupati ... Dopo l'occupazione tedesca, grazie all’aiuto degli italiani, che nascosero molti ebrei a rischio della propria vita ... Anche il clero italiano aiutò e nascose molti ebrei nei monasteri. Il Papa stesso intervenne a favore degli arrestati a Roma ....
↑2020.01.27 <fb> In memoria di Sophie, di Alessandro D'Avenia: i ragazzi della «Rosa Bianca» nel 1942 si opposero al regime nazista, al suo apogeo, fecero tutto «quello che potevano». Nei loro volantini l’eccidio degli ebrei, che la gente fingeva di non vedere, veniva rivelato senza mezzi termini: «Vediamo compiersi il peggior crimine contro la dignità umana, non ha confronti nell’intera storia». Al sesto volantino, nel febbraio 1943, la Gestapo li scoprì: erano ragazzi poco più che diciottenni e qualche professore. Tutti torturati, dopo un finto processo, per 15 di loro la sorte fu la ghigliottina, per altri 38 il carcere (vicenda narrata con maestria nel film La Rosa Bianca - Sophie Scholl di Marc Rothemund).
↑2019.04.05 Da FdG ricevo (no web) il capitolo finale (ideologia e terrore) del libro di Hannah Arendt le origini del totalitarismo: il legame fra la società moderna e il totalitarismo, che è diverso dai regimi dittatoriali che ci sono stati prima e dopo, è importante; come pure la sua dimensione di massa, il legame con 'le plebi' ; ma anche con la cultura scientifica (l'affermazione della razza migliore, la prevalenza dei più forti) e storica (l'inevitabilità della storia e dell'affermazione di una classe di una lettura semplificata del materialismo storico), che giustificano le azioni 'necessarie'.
↑2019.04.01 <google> La metà del cielo: breve storia alternativa delle donne. Questi i capitoli: L’ottica di un filosofo dell’Ottocento. La donna nel Vecchio e nel nuovo Testamento. I nuovi valori: la pace e la pietà. Le donne di Francia. I cambiamenti: vita religiosa e vita matrimoniale. Le donne bavare, alamanne, longobarde. Aborto e infanticidio. L’ostetricia. Le vedove. Le sterili. Le religiose. Le donne nella poesia e nell’arte medievale. Le donne di potere. Il Settecento: madri per conto dello Stato. L’Ottocento: ovvero lo scarso peso dei cervelli femminili. Il marito contro l’esteta. Il comunismo e la donna “liberata”. La donna fascista. La donna nazista non è “schiava del sentimento materno”. Due filosofe tedesche: Hannah Arendt e Edith Stein. Ritorno ad Oriente: l’India e l’utero in affitto
↑2018.12.09 e 10 <rai> Una maratona di letture per il 70° dei Diritti dell'Uomo, "24 ore" nella sala Depero del palazzo della Provincia di Trento. Lunedì sera, alle 18.30, fiaccolata contro le violazioni dei diritti umani a Trento e Rovereto. Fra le letture il racconto della vita di Giovanni Falcone, i respingimenti, un ragazzo in fuga dall'Afghanistan, "Le origini del totalitarismo" di Hannah Arendt, i bambini rubati (niños robados) dal regime franchista, Lella Costa con "Human" a Rovereto <dolomit>, Gad Lerner intervista l’europarlamentare Elly Schlein, Kristina Touzenis, e Oliviero Toscani a Trento Teatro Sociale. [CzzC: credi che Toscani sia stato invitato a Trento sui diritti umani a prescindere da <questa/fq> lucrosa e didascalica pubblicità?]
↑2017.03.28 <aleteia> La banalità del male: 7 minuti per capirne la portata; al centro del film del 2012 sulla vita di Hannah Arendt, di cui qui proponiamo il discorso finale, c’è tutta la tesissima discussione che prese l’avvio dalla serie di articoli che la stessa Arendt scrisse quando, nel 1961 fu mandata dal settimanale The New Yorker (divenuti poi un saggio di grande importanza, La banalità del male appunto) a Gerusalemme per seguire il processo del gerarca nazista Adolf Eichmann: il quale affermava continuamente di aver solamente obbedito ad ordini.
↑2016.03.08 <raistoria> Hannah Arendt e il totalitarismo: la filosofa tedesca, ne “Le origini del totalitarismo”, pubblicato nel 1951, indaga come sono nati e si sono sviluppati i regimi totalitari nella Germania nazista di Hitler e nell'Unione sovietica di Stalin. Uno studio che Massimo Bernardini analizza con il professor Emilio Gentile a “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura.
↑2015.01.22 Cos’è la conoscenza della verità? Adaequatio rei et intellectus diceva Isaac Israeli ben Solomon già nel secolo IX, ma la cultura dominante oggi ha cominciato a negare la possibilità di percepire l’oggettività e a sostenere che si tratta di un’illusione <tempi>: la ragione si sta staccando dalla verità delle cose, collegandosi a mere predilezioni soggettive e ad una legge da osservare come “mera” tecnica del vivere. Sotto questo profilo ben si comprende l’acuta analisi sulla cosiddetta “banalità del male”, compiuta da Hannah Arendt in occasione del processo svoltosi a Gerusalemme nel 1961 nei confronti del gerarca nazista Adolf Eichmann: delitti mostruosi possono essere compiuti attraverso la cooperazione di gente del tutto normale, tramite la semplice, indifferente, obbedienza “burocratica”, non pensante, alla lettera di una legge non più fondata su evidenze dimostrate dal reale e ormai solo sottomessa alla cogenza della volontà dello Stato, al potere dominante. E anzi Arendt ha spinto ancor di più la sua riflessione laddove, sempre documentando il processo di Gerusalemme, ha affermato che lo sterminio del popolo ebraico, più in profondità, doveva considerarsi un crimine contro la stessa “umanità”, perché la legge dello stato nazista dispiegava in realtà un potere annientante il singolo “io” di ogni uomo, perseguendo così l’obiettivo di relegare nell’assoluta “irrilevanza”, nell’assoluta “insignificanza”, la persona umana di per sé considerata.
Don Giussani ne “L’uomo e il suo destino”: «si può ritrovare in un’affermazione di Hannah Arendt: “L’ideologia non è l’ingenua accettazione del visibile ma la sua intelligente destituzione”. L’ideologia è la distruzione del visibile, l’eliminazione del visibile come senso delle cose che avvengono, lo svuotamento di ciò che si vede, si tocca, si percepisce. Così non si ha più rapporto con nulla» (…).
↑2014.12.28 apro questa pagina, affrontando la scheda de “il male”